Via Maiella - Casalincontrada
La Casa di Teresa è ciò che resta di un borgo di case di terra che, tra il 1960 e il 1970, ha visto una lenta sostituzione con case nuove tra le quali ha abitato anche Teresa negli ultimi anni della sua vita.
La sua missione, oggi, è l’animazione socioculturale del territorio, a cura del CeDTerra.
Le case costruite utilizzando un impasto di terra e paglia, come la Casa di Teresa, raccontano un antico legame con la campagna, che oggi ci appare straniante. Un’interruzione di memoria ce le fa pensare come slegate dal quotidiano, mentre fino a qualche anno fa erano costruzioni che si relazionavano ai luoghi.
La forma originaria della casa di Teresa, costruita con la tecnica del massone, formata da due moduli su due livelli, vedeva quello a monte realizzato all’inizio del 1950 da Vincenzo Marinelli e sua madre. Nel racconto di Vincenzo viene ricordata la fatica nel reperimento della terra in una buca in prossimità del cantiere, la raccolta dell’acqua dalla fonte a monte, la posa in opera dei “massoni”, la modellazione delle pareti, i viaggi fatti al fiume per recuperare il legno per le travi.
Situata in contrada Fellonice, la casa prende il nome dalla sua ultima abitante, Teresa.
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Nel video, un'intervista all'architetto Gianfranco Conti che, attraverso l'associazione Terrae Onlus, opera nel CEDTerra.
Il Comune di Casalincontrada nel 2008 ha acquistato questa casa di terra, la n. 7 del Censimento regionale delle case in terra cruda, con l’intento di recuperarla come spazio pubblico, dando vita a un laboratorio durato otto anni. Durante il suo recupero è stata creata una rete per sperimentare la tecnica il più possibile: dal 2008 al 2015 sono state coinvolte più di 200 persone nella ricostruzione, anche professionisti.
Il progetto di recupero della sua forma tradizionale con loggia, ha visto le fasi di messa in sicurezza a cura del Comune alternate a workshop coordinati dal CeDTerra, durante le quali studenti, professionisti e cultori si sono cimentati, mediante l’autocostruzione, nel recupero diretto dell’edificio.
Il 2015 ha visto la piena “riabilitazione” del manufatto in terra nella sua definizione di “chiosco” informativo e spazio espositivo dei prodotti del territorio. Si trova sulla Strada dell’olio, che solca il paesaggio delle colline teatine, nodo di un sistema di fruizione e conoscenza delle tradizioni colturali e di sapienza costruttiva tipica delle comunità rurali abruzzesi. Il centro espositivo è anche centro culturale vitale, strumento didattico attraverso il laboratorio permanente della terra cruda, e residenza temporanea di artisti.
Alla fine del secolo scorso, il Censimento sulle case di terra promosso dalla Regione Abruzzo, ne contava ancora poco più di 800 distribuite sul territorio di circa 40 Comuni. Erano quanto rimaneva in Abruzzo delle 6915 costruzioni in terra, secondo quanto rilevato dall’indagine dell’Istituto Centrale di Statistica del 1934 sulla condizione abitativa rurale.
Le ultime case di terra e paglia vengono realizzate nell’immediato dopoguerra, quando la maggior parte delle fornaci erano state distrutte e risultava utile recuperare la terra come materiale da costruzione, ma dai catasti onciari sappiamo che sono presenti già dal Settecento, testimoni del processo di trasformazione delle campagne.
Le case di terra cruda denunciano il materiale con cui sono realizzate. Raramente intonacate, si integrano con la terra arata della collina litoranea abruzzese e marchigiana. In queste due regioni prevale la tecnica costruttiva del “massone”, denominata “bauge” in Francia e “cob” in Gran Bretagna.
Le case di terra sono ancora diffuse nella campagna abruzzese come elementi isolati, miracolosamente sopravvissuti alla colata di cemento delle nostre periferie che le hanno inglobate. Sono l’elemento architettonico caratteristico del paesaggio rurale abruzzese e, in particolar modo, dell’area di Abruzzo Marrucino.
In alcuni casi sono ancora abitate o partecipano a progetti che ne propongono un riuso a fini abitativi e ricettivi. A Casalincontrada si sta ragionando intorno un’accoglienza rurale che potrebbe essere proposta attraverso un albergo diffuso costituito da case di terra cruda ristrutturate.