piazza San Camillo De Lellis
Bucchianico (m. 371 - ab. 5255) è un comune collinare, tra le valli dell’Alento e del Foro, stagliato in una fertile area agricola, segnata da una imponente cortina di calanchi. Collegata a Chieti dalla statale 81, che ricalca il percorso del la strada Regia marrucina, e vicina al Tratturo L’Aquila Foggia, ha svolto in passato un importante ruolo di raccordo tra gli insediamenti rurali, che già in epoca romana gravitavano intorno al municipio di Theate, e i centri di potere longobardi, a cui accenna il Memoratorium casauriense (874) che ne assegna alcuni fondi alle pertinenze di San Liberatore a Maiella.
Si deve ai gastaldi longobardi, in special modo a Tresidio, grande proprietario terriero, e a Sant’Adelmario da Capua, primo abate del cenobio maiellano, il consolidamento di un primitivo oppidum chiuso dalla cinta muraria, di cui resta qualche traccia, compreso l’arco ogivale di Porta Grande, nel rione detto della Castellara. Della chiesa di Santa Maria Maggiore, fondata, accanto a quella di San Michele, nel 1034 da Sant’Adelmario che la dotò delle reliquie di Sant’Urbano Papa, radicalmente trasformata nel 1759 dall’architetto milanese Giuseppe Boltrini, sopravvivono gli archi ogivali del presbitero e qual che traccia nella Cripta a cui si accede dalla Porta Santa aperta il 24 maggio in occasione della festa. In stile barocco, con cappelle laterali, cantoria ed organo in controfacciata, dipinti di Francesco Maria De Benedictis sulla vita di Sant’Aldemario e San Donato (seconda metà del sec. XIX) conserva alcuni arredi dell’antico cenobio, tra cui un Crocifisso del XIII secolo e una Pietà echeggiante lo stile realistico dei Versperbild (sec. XVI).
Nel 1085, sotto la signoria del normanno Roberto di Loritello, Bucchianico, il cui nome sembra derivare dal patronimico Buccus, contava 15 chiese, i castelli di Bassano, Mirabello, Sant’Ilario e San Giovanni, da intendersi come nuclei abitati rurali, e una notevole popolazione che qualcuno ipotizza possa essere stata accresciuta dalle migrazioni provenienti dalla costa soggetta agli attacchi saraceni.
Tra il XII e il XIII secolo, il paese conquistata una certa autonomia amministrativa, si dotò di una sede comunale prospettante la piazza sommitale, che prese il nome di Platea magna (oggi piazza San Camillo). L’edificio, che ha ancora funzione pubblica, era composto a piano terra da un porticato con botteghe per le attività commerciali, da una sala le assemblee, un loggiato per le deliberazioni al primo piano, detto Ridotto, e dal la chiesa di San Michele, alla quale era addossato. Attualmente presenta ancora il portico e i vani del pianterreno con le strutture originali pressocché integre, mentre quello superiore e la chiesa sono stati tra sformati in caserma dei Carabinieri.
Per lungo tempo la comunità fu retta da un Giudice regio, da un Consiglio di cittadini, dal Mastrogiurato addetto all’ordine pubblico e dai Grascieri con il compito di controllare i prezzi del mercato. Sul principio del XIII secolo Bucchianico registrò l’arrivo di parecchi ordini religiosi che vi installarono i conventi di Santa Maria delle Clarisse, della Santissima Trinità affidata ai Minori Conventuali, di Santo Spirito dei Celestini e di Santa Maria Casoria dei Carmelitani. Sopravvive il complesso di San Francesco fondato nel 1291 e ricostruito nella seconda metà del sec. XVIII. Della fabbrica francescana restano il probabile coro presbiteriale con volte a crociera costolonata appoggiata sui pilastri dell’aula quadrangolare (ora utilizzato come sagrestia), il campanile con bifore trecentesche. La facciata in laterizio, coperta da un timpano curvilineo, interpreta lo stile barocco con il movimento estroflesso delle muraglie angolari e con una bella cornice modanata ed aggettante che divide in orizzontale gli spazi in cui insistono il finestrone e il portale a timpano spezzato. L’aula interna, scandita da paraste in campate rettangolari, è coperta da volte che poggiano su una alta cornice modanata, mentre sullo spazio centrale si alza una pseudo cupola affrescata (Domiziano Vallarola da Penne, 1774). Nel presbiterio, dietro l’altare maggiore, dipinti devozionali (San Carlo Borromeo, Santa Lucia e Santa Caterina d’Alessandria) e lungo le pareti, fastosamente decorate da stucchi, si allineano ovali con i Misteri del Rosario, tele incorniciate, tra cui un Michele Arcangelo, sec. XVII, gli altari con ornati dossali. Tra essi si segnalano quello dei Principi Caracciolo (Sant’Antonio di Padova, scuola napoletana XVIII sec.) e l’altare della Madonna dei Sette Dolori della famiglia Monaco-La Valletta. Di notevole interesse è l’arredo ligneo (pulpito e confessionali) attribuibile a Modesto Salvini da Orsogna. L’edificio conventuale, ben conservato in specie nella facciata con due ordini di finestre con timpani triangolari e cimase curvilinee, nel chiostro con arcate a tutto sesto su pilastri in muratura e in alcuni vani interni, ospita la sede comunale. La Chiesa e il convento delle Clarisse (1252) dopo molte modifiche presenta un altare con una pregevole tela di Federico Spoltore (fine sec. XIX). Nel chiostro, a planimetria quadrata, con porticato e pozzo centrale, le lunette sono state affrescate da Tommaso Cascella tra il 1932 e il 1937.
Tra i monumenti pertinenti il secolo XIII sono da citare la Chiesa di Sant’Antonio abate, con interessante prostilo retto da una muraglia e da una colonna in laterizio, la Chiesa dell’Assunta, ricostruita sul monastero di Santo Spirito nel 1876 in forme neoclassiche, il Portico di San Silvestro, con archi ogivali, che è quanto rimane dell’omonima chiesa.
A questo periodo, particolarmente significativo per la storia di Bucchianico si fa risalire la festa dei Banderesi che rievoca il miracoloso intervento di Sant’Urbano, apparso in sogno al Sargentiere, per risolvere pacificamente un dissidio sorto tra il paese e Chieti. Durante la guerra tra gli Angioini e i Durazzeschi (1423), benché assediata da Fortebraccio da Montone, la comunità si schierò con Giovanna II, dai cui eredi ottenne il privilegio del perpetuo demanio che però perse con l’ascesa al trono degli Aragonesi che nel 1456 la dettero in feudo, situazione che mantenne fino al 1518 quando fu acquistato dai Caracciolo di Santo Bono che vi restarono fino all’eversione e vi costruirono un palazzo marchesale, trasformato nel XX secolo in forme moderne.
Il 25 maggio 1550 vi nacque San Camillo de Lellis (Bucchianico, 1550 - Roma,1614), fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani) a cui Bucchianico riserva una particolare venerazione estesa anche agli edifici e ai luoghi inerenti alla sua figura. Nel1772 la sua casa è stata trasformata in luogo di culto e la stalla in cui nacque in cappella. Sull’altare si conserva un dipinto di Giustino Priore che riproduce Cristo che si stacca dalla Croce e invita il Santo a proseguire nella creazione del nuovo ordine religioso. Salendo la gradinata esterna si accede ad un piccolo loggiato e alle stanze di abitazione dove è stato allestito un museo con diverse opere d’arte e la fonte utilizzata per il battesimo del Santo. La costruzione del Convento e della chiesa che portano il suo nome fu voluta dallo stesso Camillo a cui nel 1604 il principe Caracciolo donò un terreno, di fronte al convento di San Francesco, dove insistevano alcuni fabbricati e le chiese di Santa Croce e San Cristoforo, demolita dallo stesso Camillo, mentre l’altra fu solo restaurata, divenendo la chiesa dei Crociferi col titolo di San Carlo Borromeo. Il complesso, su progetto degli architetti romani Francesco e Orazio Torriani, fu ultimato dopo la sua morte e nel 1764 elevato a Santuario.
La chiesa, di piccole dimensioni, fu costruita tra il 1617 ed il 1642 in stile barocco. La facciata esterna è stata modificata nel 1914 e vi è stata aggiunta una statua del Santo che è la copia di quella realizzata da Pietro Pacilli per San Pietro. L’altar maggiore, in legno scolpito e dorato è stato realizzato nel 1646 e adornato con un dipinto coevo raffigurante la Deposizione, mentre le cappelle laterali sono successive. In quella di destra è esposto il busto ligneo (1655) probabilmente eseguito sulla sua maschera mortuaria; su quella di sinistra le reliquie. Un ciclo di affreschi, datati 1690, e composto riquadri, tonti ed ovali, decora la sagrestia. Vi sono raffigurati scene di devozione, episodi della vita di San Camillo e della costruzione del convento.
Dalla chiesa superiore si scende alla cripta, costruita bel 1958. Al centro è esposto il simulacro del santo che conserva la reliquia dei precordi. Da segnalare le pregevoli vetrate, il mosaico del Trionfo della Croce con angeli e quelli delle absidi.
Accanto al simulacro arde la Fiaccola della Carità, benedetta da Papa Giovanni XXIII nel 1960.
Girando a destra, si entra nel museo di San Camillo dove sono raccolti testi, paramenti, reliquie, copie di statue, abiti, attrezzi chirurgici, e da qui si prosegue per il chiostro del convento, con affreschi agiografici, il pozzo che si crede scavato miracolosamente dal Santo e la campana a cui si attribuiscono poteri antitempestari.
Altro luogo camilliano è la cosiddetta Calcara, a circa 5 chilometri dal centro, vicino al fiume Foro, dove il Santo, insieme ai muratori, preparava la malta per la costruzione. La fornace, trasformata in cappella, è meta di devozione, la prima domenica di maggio.
La fiorente attività agricola e l’industria di rinomati panni di lino e di seta, esportati fino in Dalmazia e in tutti gli empori veneziani, tra il XVI e il XVII secolo, richiama a Bucchianico un ceto mercantile facoltoso che vi costruì numerosi palazzi e magazzini per lo stoccaggio delle merci, ma anche nuove chiese. Tra tutti si citano Palazzo Corsi (sec. XVII), Palazzo Maj-Scopetta, costruito sui resti della antica chiesa di San Silvestro, Palazzo Monaco La Valletta con portale scolpito, Palazzo Onofrio De Lellis, legato alla figura del Santo, Palazzo Pietrantonj (XVIII sec.) con frantoio e macine antichi, la chiesa del Purgatorio (1735 di arte lombarda) con pregevole campanile, stucchi, bella cantoria in legno e affreschi di Francesco Maria De Benedictis (1844-’46). Pregevole il campanile.
Bucchianico, oltre a san Camillo de Lellis, ha dato i natali a Giacinto Armellini, (1780 ca - Chieti, 1858 ca), magistrato e ad Angelo Camillo De Meis, (Bucchianico, 1817 - Bologna, 1891), medico e patriota.