L’illustrazione di Michela per il libro “La Martavella” ha rappresentato la svolta artistica. L’Album d’artista contiene nove fiabe tramandate dall’esploratore ottocentesco Antonio De Nino, storie passate di bocca in bocca nei secoli scorsi, ripetute accanto al giaciglio dei più piccoli, raccontate intorno al focolare o recitate mentre si lavorava in campagna per sentir meno il peso della fatica. La produzione letteraria di De Nino è ormai introvabile e di rara consultazione. Egli per primo si preoccupò di raccogliere il patrimonio culturale delle nostre genti, andando a scovarlo negli angoli più reconditi. La sua raccolta di novelle popolari, trascritte in sei volumi con il titolo “Usi e Costumi”, è un’opera omnia dell’Abruzzo popolare.
“L’illustrazione di questo libro ha rappresentato – racconta ancora Michela - la nuova speranza e un obiettivo dopo la pandemia. In questo lavoro ho reintrodotto il colore, prepotente. Sono tornata alla vita facendo quello che volevo fare da grande, illustrare libri. In più De Nino è un autore che mi corrisponde, lo considero il mio padre putativo, con la sua ABC di tutta la tradizione abruzzese. Potrei essere il suo corrispondente femminile”.
Michela sta facendo della sua terra arcaica il motore di spinta della propria ricerca artistica. I tempi lunghi della natura, i suoi cicli, la morte, prendono il sopravvento nei suoi disegni che raccontano storie di tradizione orale, fiabe come metafora per esorcizzare i mali del mondo. Attraverso esse l’illustratrice fa emergere le Bestie, la natura, i boschi, i fiori. Infatti nelle sue illustrazioni l’uomo quasi non esiste, è al margine, non partecipa ai processi di trasformazione delle narrazioni. Il simbolismo e le forme ammiccanti sono gli elementi che connotano la sua cifra stilistica. Con il segno grafico restituisce il tatto, ci fa accarezzare la morbidezza di un tessuto, il calore della pelle.
“Non sono didascalica e descrittiva, ma evocativa, quindi inserire un simbolo, che diventa la chiave di lettura della rappresentazione, è quello che più adoro. Non mi piace essere invadente con la mia immaginazione, quindi, con i simboli riesco a rispettare la fantasia degli altri, introduco un concetto di riassunto rispetto a elementi più complessi. Per esempio, la mosca, nata dalla carne putrefatta, è simbolo di morte; il gallo è simbolo di supremazia maschile, ma anche di bellezza estetica. È colui che decide quando svegliarsi e quando dormire, come un re decide per il suo popolo; gli uccelli esprimono il senso del mistero e i fiori sono il simbolo della primavera che mi appartiene biologicamente. I santi sono un limbo, coloro che sono andati oltre la materia e si sono riuniti alla natura. Il serpente è l’elemento geometrico al quale poter dare molte forme, mi affascina per questo. Come da sempre mi ha affascinato il bosco e i suoi animali e il sottobosco della Maiella”, con i suoi ambienti umidi, nascosti, misteriosi.
La Martavella è un’antica rete da pesca utilizzata per intrappolare i pesci nei guadi e nei laghi. La stessa con la quale l’illustratrice cattura gli animali, soprattutto quelli all’origine dell’evoluzione della specie, serpenti, rane, scimmie. Come alla sua origine è tornata Michela, la sua terra, le tradizioni, i racconti dei contadini.
Di Lanzo maneggia le favole come fossero un giocattolo, ne smonta le parti e le rimonta in una forma nuova. Si lascia sfidare dalle loro combinazioni nascoste, cerca i punti di congiunzione, gli incastri per comunicare un pensiero inedito, non immaginabile, accentuando il nonsense dei racconti popolari, quelli che hanno il solo scopo di stare bene insieme.
Le sue illustrazioni sono una favola dentro la favola, vivono di vita propria, rispettano il linguaggio diverso dell’arte pittorica, ma restituiscono l’incanto del racconto originario, la sua magia, la mescolanza dei pensieri. Sono pensate anche per essere ammirate e godute nelle loro forme armoniche. I colori entrano in contatto con le nostre emozioni più profonde e ci riportano allo stupore infantile, alla meraviglia della scoperta.