di: Anna Crisante

A Bucchianico l’arte della pasticceria Gentile

Bucchianico

Questa mattina voglio fare una colazione speciale, che unisca bontà, bellezza del paesaggio e qualità dei prodotti. Ho bisogno di raccogliere le energie per affrontare la giornata e cerco un posto tranquillo, fuori dalle strade trafficate, ma allo stesso tempo vicino. A una decina di chilometri dalla città di Cheti, e a una ventina da Francavilla al Mare, c’è Bucchianico, un paese abbarbicato su un colle di quasi 400 m sul livello del mare, tra i fiumi Alento e Foro, da cui si gode un panorama amorevole puntinato da calanchi e delimitato dai maestosi massicci della Maiella e del Gran Sasso. Un piccolo centro medievale conosciuto per aver dato i natali a San Camillo De Lellis, patrono dei malati, del personale medico e sanitario. Proprio qui c’è una pasticceria rinomata, che si affaccia sulla piazza principale dedicata al Santo, spaziosa e adiacente a un elegante porticato, circondata da composti alberelli. Dai tavolini del Bar Pasticceria Gentile, che nei periodi miti si trovano proprio sulla piazza, si può ammirare il sontuoso complesso a mattoni cotti che ospita la classicheggiante chiesa di San Michele Arcangelo e il Municipio. Le vetrine della pasticceria si affacciano sul limite della piazza e il laboratorio si apre nel retro del locale che ospita altri tavolini.

Una volta accomodatami, faccio ancora in tempo a ordinare “croce” e cappuccino. Il dolce tipico di Bucchianico, la Croce, è nato dalla fantasia del pasticcere Camillo Gentile e va a ruba, alle 10 del mattino è già introvabile. La forma è stata ispirata dalla devozione di Camillo verso, manco a dirlo, san Camillo, il “gigante della carità” che indossava una croce rossa sull’abito nero. Il dolce tipico si gusta da sempre in questo bar, una semplice pasta lievitata con crema pasticcera, cotta al forno. Un sapore di altri tempi: semplicità e genuinità, dolce con moderazione, consistenza morbida.  

Camillo Gentile è un uomo di poche parole quando gli viene chiesto di parlare del suo mestiere o della sua arte, ma non si risparmia con i suoi paesani e amici che accoglie nel bar come farebbe nel salottino di casa. Ha un sorriso e un saluto per tutti quando si affaccia dal laboratorio, è un punto di riferimento per la piccola comunità di Bucchianico. Aprì il bar pasticceria nell’Ottanta, 43 anni di levatacce alle 4 della mattina per aprire sempre puntuale, alle 6.30, fornito di cornetti, croci, bombe, maritozzi e pizzette. Tanti anni spesi per garantire la qualità: “uso prodotti buoni e mai semilavorati – spiega il pasticcere -. Nel mio laboratorio si trovano soltanto ingredienti base, uova, farina, burro, zucchero e cioccolato”. La crema pasticcera di Camillo è famosa in tutto il circondario. Me lo spiega bene Bruno, entrato nel bar per fare gli auguri di Pasqua: “per decenni, prima della pensione, ho rifornito il mio bar del piccolo paese di Vacri con paste e pasticcini di Gentile, farciti con pistacchio, nutella, marmellata. La domenica si faceva il pienone”, come lo fa ancora oggi il bar pasticceria di Bucchianico che offre un numeroso assortimento di biscotti secchi e pasticcini, tutti diversi per forma e colore, frutto della fervida fantasia di Camillo.

Camillo ha appreso il mestiere di pasticcere 57 anni fa in Svizzera, dove si era trasferito da Bucchianico per frequentare la scuola di pasticceria. È rientrato nel suo paese con l’intenzione di aprire una pasticceria, un sogno realizzato e un lavoro che anche dopo tanti anni svolge senza stancarsi, e non soltanto perché è affiancato e aiutato dal figlio Nicolas che continua il mestiere del padre, ma perché svolge il suo lavoro con amore e dedizione.

Anche la gelateria è artigianale, sempre per rispettare la filosofia della casa che vuole qualsiasi prodotto del laboratorio realizzato dalle mani dei Gentile. Proprio come sono artigianali pupe e cavalli, con pasta di mandorle o pasta frolla, colombe a lenta lievitazione con pistacchi, uvetta o gocce di cioccolata e uova di cioccolato fondente, tutti dolci tipici della tradizione pasquale. Ma pure i salati fiadoni.

Camillo non può più intrattenersi nel racconto, deve rientrare nel laboratorio per continuare il suo lavoro, ma prima si mette in posa per una fotografia con il cappello da pasticcere regalatogli dalla nipote: sopra campeggia la scritta ricamata “Nonno Camillo”. Cis.

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