di: Comune di Fara Filiorum Petri

Fara Filiorum Petri

Piazza Municipio, 3


Topomastica

La testimonianza più eloquente dell'insediamento longobardo è il nome Fara Filiorum Petri (dal tedesco "fahren"-cioè "viaggiare" e successivamente" nucleo demografico e fondiario").
Alcuni toponimi identificano i caratteri geologici (oronimi) o vegetazionali (fitonimi) del territorio.
Gli idronimi più diffusi sono Foro, Vesera o Vesola, Lavenna (De Giovanni fa risalire questo idronimo alla fase preindoeuropea), Focaro, o sorgenti come Fonte della Strada, Fontalbero, Fonte del Molino Nuovo. Non mancano riferimenti ai paesi vicini, come Colle Pretoro , Passo della Guardia (da Guardiagrele), c.da Verso S. Martino, Strada di Rapino, Passo di Rapino o c.da Cerro.

La memoria dell'organizzazione feudale ecclesiastica può essere identificata nei toponimi c.da S. Nicola, Fosso S. Antonio, c.da delli Frati (c.da Colifrati nel 1602). Altri toponimi sono Colle Jorio, Costa della Vecchia, Colle Anzolino (si potrebbe ipotizzare una derivazione dall'antico nome Ansa o anta che indica altare o resti di pietra risalenti al neolitico), (Pansa, pag.96), Colle Pidocchioso forse identifica alcuni casolari della popolazione contadina, Corvacchioli, Montrone (voce dialettale-mandrone -che significa "ridotto per il bestiame") (Giammarco, Dizionario, vol.II), e Spardicelli. L'attività agricola e le particolarità coltivative hanno caratterizzato Colle Vaccaro, Piano della Masseria, Vicende o Vicenne, Giardino (luogo coltivato ad orti), Cipollaro o S.Eufemia, le altre attività sono ricordate dai toponimi Traverna e Fera (da fiera).
La presenza delle chiese, rurali e urbane, è ricordata dalla contrada della Chiesa S. Maria del Ponte, S. Nicola o Orticelli, S. Maria della Carda, S. Donato, c.da Madonna delle Grazie, Spirito Santo, Piano della Chiesa, S. Giacomo, via Buon Consiglio e S. Eufemia (quest'ultimo ricorda il monastero benedettino). Il toponimo Rione della Porta si riferisce alla porta della cinta muraria ancora esistente. 

Testi dello storico Giuliano Di Menna 

Paesaggio

Il centro antico
Sorge su un promontorio breccioso delimitato dal Foro e dagli affluenti Vesola S. Angelo e S. Martino, posto all'interno della Valle del Foro tra le colline di Casacanditella e i Colli faresi. Lo sviluppo urbanistico richiama una tipologia fusiforme. La posizione arroccata è una chiara conseguenza del carattere strategico-militare che il nucleo altomedievale (la "fara" primitiva), aveva nel territorio: il villaggio oltre a essere protetto dalle ripide pendici dell'altura, era anche circondato dal Foro e dalla Vesola, le cui acque e i letti erano più protettivi di qualsiasi fossato.

Il paesaggio agrario
Il territorio si estende nella zona di transizione tra le falde della Maiella e la dorsale collinare preappenninica. Si compone quindi di una zona a carattere pedemontano e una zona collinare argillosa; in quest'ultima è più diffusa la coltivazione degli olivi e alberi fruttiferi.

Le strade storiche
Le strade di terra battuta ancora presenti nel territorio sono memoria di precedenti sistemazioni agrarie (sec. XV-XVIII). Soprattutto via Madonna si caratterizza per i lunghi filari di querce. Il territorio comunale è anche attraversato dal Tratturo Centurelle-Montesecco.

Descrizioni di geografi e viaggiatori del passato

Nel 1804 Giustiniani scrive:
"FARA FILIORUM PETRI terra in Abruzzo citeriore, sotto la giurisdizione dell'abate di Montecassino , distante da Chieti miglia 8 in circa. Vedesi edificata su di una collina in mezzo di una valle, ad oriente della quale corre il fiume Foro, che nasce circa un miglio distante dall'abitato, ad occidente corre altro picciol fiume, che si unisce col primo, e tutti e due danno agli abitanti delle anguille, e dè barbi, e cavetole. In oggi è abitata da circa 1400 individui addetti all'agricoltura, ed alla pastorizia. La tassa del 1532 fu di fuochi 59, del 1545 di 61, del 1561 di 68, del 1595 di 98, del 1648 dello stesso numero, e del 1609 di 73. Il suo territorio confinante con Casacanditella, Sammartino, Pretoro, Roccamontepiano e Bucchianico, dà del grano, frumentone, del vino, dell'olio, e degli ortaggi, e specialmente cipolle. Sonovi delle parti addette al pascolo degli animali, ed evvi caccia di quadrupedi, e di volatili. Vi è dell'acqua in abbondanza, ma appena anima una cartiera, ed una valchiera.
Tra i suoi naturali non evvi qualche altra industria, o manifattura da menzionare. Questa terra è nominata nel catalogo dè baroni, pubblicato dal dotto Borrelli, in cui si legge: Oderisius Abbas Sancti Clementis in Piscaria, que est in Comitatu Manupelli tenet in Tete Faram (...) Quando, e perché dato l'avessero l'aggiunto di Filiorum Petri, non saprei per ora assegnare ragione al mio leggitore. Nel 1446 si possedea da Francesco de Riccardis di Ortona. Dal Re Cattolico fu conceduta a Fabrizio Colonna. Nel 1623 Raimondo di Cardona la vendè a Gabriele Barone col patto di retrovendendo per ducati 3000. Fabrizio di Capua, ed Isabella Gallaranam conjugi asserirono di tenere per titolo di aggiudicazione per causa delle doti da essa isabella fatta a Michele Costa suo suocero, la terra di Fara filiorum Petri, Preturo, e Penna, col peso di retrovendendo ad Ascanio Colonna per ducati 7000, per li quali furono vendute da Fabrizio Colonna a Gio: Batista Spinelli conte di Cariati, per retrovenderle ad esso Ascanio". (Giustiniani)

Enrico Abbate così descrive Fara nel 1903:
"Fara Filiorum Petri (210 m - abit. 2217 - Per alloggio e vitto rivolgersi a De Vitis Achille - Mand. e Circond. di Chieti (Km 21,6) - Uff. postale - Staz. ferr. Francavilla (Km 25.3) - Corriere postale v. Francavilla e per Chieti v. Chieti) - Il paese è situato sopra una collinetta, a E. della quale scorre il Foro. In vicinanza di Fara la Vesola, che nasce Palazzo in via Roma-part. loggia (sec. XVI) dalle radici della Maiella, mette foce nel Foro; questa strada facendo, per le contrade di Casacanditella, Vacri, Villamagna e Miglianico, raccoglie vari rivi e torrenti, così il paese è fiancheggiato da due fiumi che lo rendono un po' umido al crepuscolo. Nella chiesa parrocchiale si conserva una croce di arte antica, pregevole, sebbene deturpata da restauri. Il territorio è in parte a pascoli in parte coltivato a cereali, vini, olivi, ortaggi, specialmente cipolle, per cui il paese volgarmente è detto: Fara Cipollara. Fino dal secolo XIII ebbe il nome di Fara, ma si ignora quando e perché prese l'appellativo singolare di Filiorum Petri. Secondo la tradizione ciò sarebbe avvenuto perché un Pietro castaldo, amministratore locale di un appezzamento di terra per servizi prestati e fedeltà, fu ricambiato con donazione del detto appezzamento dai principi longobardi (che di origine longobarda si ritiene Fara, parola indicante riunione o famiglia); avendo numerosa famiglia, per distinzione da altre Fare, fu la sua, in omaggio allo stipite Pietro, così denominato. Certo è che questo comune fu feudo delle famiglie Ricardis, Colonna, Cardone, Barone di Capua, Costa e Spinelli. Bella è un' escursione alle sorgenti del Foro, luogo romantico, a cui si può andare in meno di un'ora, anche con carrozza. Notevoli anche le cascate che animano i mulini. (E. Abbate. pag. 316).

Il Centro antico

L'Impianto urbanistico


Prima di formulare alcune ipotesi sulle ragioni che hanno condotto all'urbanizzazione di Fara, conviene osservare la morfologia naturale della valle e del promontorio su cui sorge il centro antico. La valle del Foro si chiude con la confluenza dei fiumi Foro, Vesola S. Angelo e Vesola S. Martino, trovandosi ad essere sbarrata dal promontorio ghiaioso del centro antico. Colpisce subito la favorevolezza dei caratteri geomorfologici per un insediamento militare, strategicamente difeso sia dall'asperità orografiche, che dai meandri dei fiumi Foro e Vesola. Non è escluso che, almeno parzialmente i corsi dei suddetti fiumi siano stati deviati dall'opera umana per meglio circondare l'insediamento urbano come un perenne e vorticoso fossato. Ma viene da chiedersi perchè mai Fara nell'Alto Medioevo è stata un centro militare? Oggi possiamo appellarci soltanto ad alcune ipotesi più che a fonti scritte che chiariscano la posizione e l'articolazione urbana dei secoli altomedievali. Aiutati dalla toponomastica che ci documenta in modo ineffabile la presenza longobarda nel luogo, limitiamo al sec. VI d.C. le nostre considerazioni. Dopo tre anni dalla morte di Giustiniano che ricompose la quasi unità dell'Impero impero Romano sconfiggendo i Goti, nel 568 i Longobardi iniziarono la conquista dell'Italia. Mentre le coste italiane rimanevano sotto il controllo bizantino, le parti interne e montane soggiacevano all'invasione del nuovo popolo. Si ebbe una progressiva conquista dell'Italia che può riassumersi nel rapido costituirsi dei Ducati Lombardo, Toscano, di Spoleto e Benevento, e nella conquista delle coste. Si comprende come le valli fluviali fossero i corridoi naturali con i quali, le due forze politico-militari bizantine e longobarde - entravano in contatto. In sostanza si ebbe la necessità da parte dei Longobardi di stanziarsi nelle località dalle quali si poteva strategicamente respingere la rivincita bizantina. Con la costituzione di "fare", su terreni, militarmente adatti ad essere difesi, ed in questo i caratteri naturali giocarono un preponderante oppure vicino a centri o borghi rurali che già si erano costituiti nel gotico, ottennero il loro scopo. A chiarirci le idee, riferisce il Pellegrini: "Fara S.Martino e Fara Filiorum Petri rappresentano due casi caratteristici di continuità dal primo insediamento longobardofino ai tempi nostri, attraverso sviluppi e ristrutturazioni che si operarono anche sotto l'influsso dei centri monastici (...) Il quadro dello stanziamento longobardo di Fara Filiorum Petri è completato dal toponimo Selva Romana ubicato nei pressi e, secondo il Sabatini, derivante da Silva Rimanna o Arimanna, che fa pensare a una selva pertinente al fisco ducale o regio concessa in uso o proprietà agli "arimanni" (i liberi armati a servizio del re o del duca) abitanti la Para, o a un gruppo di essi. L' arcaica specificazione Filiorum Petri rimanda invece a un nucleo gentilizio che nel caso si rifà a un capostipite non dal nome longobardo, ma dal nome latino (...) la specificazione Filiorum Petri appare abbastanza tardivamente: essa risulta documentata la prima volta (...) nel 1275."
(Pellegrini, Abruzzo medievale)


Notizie storiche

Il nucleo abitato dovette essere uno dei primi fondati nel secolo VII quando i Longobardi occuparono la parte interna dell'Abruzzo, mentre i Bizantini erano stanziati nella fascia costiera. Per la posizione di confine con i territori sottoposti all'Impero d'Oriente, probabilmente il centro sin dall'inizio dovette avere un'importanza militare. L'accampamento nei secoli successivi si trasformò in nucleo urbano abitato da artigiani (tintori e mugnai principalmente), avvantaggiati nel loro lavoro dalla ricca presenza delle acque. Fondamentale è stata la presenza benedettina di S.Liberatore a Maiella (Cenobio fondato sin dal sec. VIII presso Serramonacesca) che tramite il convento di S.Eufemia, allo scorcio dell' Anno Mille, possedeva vasti terreni nella zona. Da quel tempo sino al 1975 Fara è stata sottoposta alla giurisdizione benedettina di Montecassino. Oggi l'antica parrocchia di S.Salvatore, già esistente nel sec. XI e fondata dai monaci benedettini di S. Salvatore a Maiella, appartiene all' Archidiocesi di Chieti e Vasto. Con i Normanni Fara appartenne al Conte di Manoppello Boamondo dopo l'infeudameÌ1to seguìto al crollo del potere di Tresidio, avvenuto nella prima metà del secolo XI. Nel 1344 era compresa nella Contea di Napoleone Orsini. Nel secolo XV apparteneva al signore di Ortona Francesco de Riccardi, che si sostituì agli Orsini sino al1424, quando questi tornarono a risiedere nel loro palazzo a Fara. Nuovamente nel 1446 tornò alla famiglia de Riccardi e successivamente ai Colonna. Nel 1459 l'alternanza dei feudatari coincise con la presa di potere di Bartolomeo d'Alviano. Nel 1468 tornò agli Orsini. Nella prima metà del '500 apparteneva ai Varone mentre nel 1623 Raimondo di Cardona la cedette in feudo a Giovanni Battista Spinelli, conte di Carioti. La tranquillità politica tornò nel 1669 con il ritorno di Filippo Colonna, duca di Tagliacozzo e marchese d' Atessa, rimanendo di questa famiglia sino all'eversione della feudalità. 

Archivi e Biblioteche

Esistono l'archivio storico comunale e l'Archivio storico parrocchiale di S.Salvatore.

Il Comune di Fara ha avuto in dono la biblioteca privata del prof. De Ritis Fernando che è stata riordinata e integrata a quella comunale.

I notai storici di Fara Filiorum Petri sono i seguenti:

PITETTI Gianfranco (1788-1837)
DE IULIS Camillo (1839-1860)

Gli atti di questi notai si conservano presso l'Archivio di Stato di Chieti.

la Porta

Unico resto della cinta muraria, ha un arco gotico di pietra.

In chiave è visibile uno stemma, in buona parte abraso, che verosimilmente può essere stato quello degli Orsini Colonna.

A lato di essa è visibile il resto di un torrione a conci di pietra, con cui definisce uno spazio urbano suggestivo dove la memoria della fortificazione è ancora leggibile.

I Palazzi

Generalmente si notano palazzi di gusto tardo barocco abruzzese oppure d'impronta liberty. Spiccano le ringhiere di ferro battuto per la raffinata fattura. Notevole un palazzo dei secolo XVI che conserva intatta l'austera facciata e alcune finestre con cimase di pietra; all'ultimo piano è posto un loggiato con archi a tutto sesto.

(dal sito del Comune di Fara Filiorum Petri)

 

vai al sito del Comune di Fara Filiorum Petri

Trova in zona

12.32 km

12.42 km

12.64 km

13.33 km

13.52 km

14.65 km

14.78 km

14.99 km

15.02 km

15.05 km

15.17 km

15.17 km

15.22 km

15.31 km

15.36 km

15.72 km

16.02 km

16.16 km

16.52 km

17.49 km