di: Adamo Carulli

Le festività ferragostane a Roccamontepiano, 2024

Fenomeno storico e tradizionale che caratterizza la vita del territorio

Roccamontepiano

Tutto pronto a Roccamontepiano per i solenni festeggiamenti dell'Assunta e San Rocco.
Le festività ferragostane a Roccamontepiano fanno parte di quel fenomeno storico e tradizionale che da decenni e secoli caratterizza la vita di tutto il territorio.

É innanzitutto la devozione verso il santo pellegrino taumaturgo che la leggenda vuole di passaggio in paese tra il 1368 e il 1370.
Ma a determinate la presenza di tantissime persone e migliaia di pellegrini e visitatori é anche la presenza di una festa, fiera fatta di bancarelle e stand gastronomici.

Il programma delle iniziative, organizzato dalla parrocchia, l'associazione San Rocco e il Comune prende avvio lunedì 12 agosto e si concluderà il 16 agosto, a cui si aggiungerà un prolungamento per sabato 17 e domenica 18 agosto per le sole attività del luna park.

Oltre 800 metri di percorso lungo Via Roma con stand gastronomici, bancarelle, luna park, prodotti tipici, le tradizionali brocche del santo pellegrino e tanto altro, con street food, porchetta, arrosticini, primi piatti, pizze e pizze fritte.


Il programma della settimana roccolana prevede:

-Lunedì 12 in Piazza Belvedere, musica anni '90 live con il Back to the 90's Boys e a mezzanotte  DJ set special guest con Paolo Noise  dello zoo di Radio 105;

-Martedì 13 alle ore 20.00 Danza sulle onde del destino, a cura dell'Ads Balletti Academy, alle ore 20.30 animazione per bambini con l'Allegra Combriccola  e alle 21.30, in Piazza San Rocco, la festa del cocomero con ballo liscio, latinoamericano e balli di gruppo con l'orchestra "Maurizio live group";

-Mercoledì 14 alle ore 22.00, in Piazza Belvedere, l'Orchestra spettacolo Simona Quaranta animerà la serata;

-Giovedì 15 alle 12.00 fuochi d'artificio diurni e sfilata della Banda musicale "Ottawa Firefighters Band" (Banda musicale dei Vigili del Fuoco di Ottawa capitale del Canada). Alle ore 22.00 "Rino Gaetano tribute band Iseiottavi" in piazza Belvedere;

-Venerdì 16, Festa di San Rocco con la tradizionale sfilata delle conche, con la banda musicale città di Pretoro per le vie del paese; alle ore 10.00 Santa Messa celebrata dall'arcivescovo di Chieti-Vasto Mons. Bruno Forte. In serata, processione alle ore 20.00 con sfilata delle conche e lo spettacolo "Ladies Show" dei Celebrity Star, le migliori canzoni di sempre. A mezzanotte spettacolo dei gloriosi fiochi d'artificio.

-Nelle serate del 14-15-16 la festa continua in notturna al Parco dei Carpini con le notti bianche anni 70' 80' 90'.

(La foto di copertina è di ANDICOLA)


 

Scarica il programma

Festa e fiera di San Rocco

Settimana roccolana: 12-16 agosto

Ogni anno dal 12 al 16 agosto, si rinnova la tradizione del culto verso San Rocco. La devozione è talmente forte che il paese si riempie sempre di migliaia di persone che accorrono da tutta la regione, per ottenere la benedizione del santo e usufruire dei poteri taumaturgici della fonte a lui dedicata. La festa  si protrae per diversi giorni trasformando il paese in un luogo brulicante di persone, voci, rumori, fuochi d'artificio e odori, come quelli degli arrosticini o delle porchette esposte lungo la strada principale.
Il santuario, la grotta e la fontana dedicata a San Rocco, nonché le numerose bancarelle assiepate ai bordi di Via Roma, vengono prese d’assalto anche per acquistare il tipico boccale di ceramica che porta l’effige del santo.
A testimonianza di tanta devozione popolare vi sono gli ex voto, presenti nel santuario, segno di riconoscenza di migliaia di pellegrini che accorrono anche piedi per assistere alle numerose messe (una ogni ora fino a mezzanotte). Alle ore 19.30 del 16 agosto si svolge la solenne processione accompagnata dalla tradizionale sfilata delle conche devozionali portate dalle ragazze del paese in costume tipico.
 

La più antica notte bianca d'Abruzzo

I festeggiamenti in onore di San Rocco sono attestati in documenti risalenti alla fine dell’Ottocento. I pellegrini, il 16 agosto, giungevano a Roccamontepiano a piedi, portando le scarpe unite per i lacci e la “baschetta” sotto il braccio. Un pellegrinaggio collettivo, momento di penitenza ma anche di aggregazione. Visitata la chiesa, i fedeli praticavano le abluzioni all’interno della grotta e dopo sostavano nei prati e nei boschi limitrofi per consumare il pasto portato da casa.
I festeggiamenti prevedevano anche una processione, a mezzogiorno, seguita dalla sfilata delle conche di rame, riempite di grano e decorate con mazzi di fiori, portate sul capo dalle giovani del paese. Adesso si svolge sia la mattina che la sera.
L’offerta del grano e l’usanza di distribuire ciambelle con semi di anice richiamano gli antichi riti agrari; la stessa data, 16 agosto, lascia ipotizzare che la figura di San Rocco abbia sostituito quella di Vertumno, divinità agraria preposta alla maturazione dei frutti.
Nel 1927 anche Gabriele D’Annunzio si recò in pellegrinaggio come si deduce da una nota riportata in una lettera scritta al Michetti il 31 agosto del 1927 e da un ex voto dedicato a San Rocco conservato al Vittoriale.
Attualmente l’antica festa rurale si svolge senza, dal 14 agosto fino all’alba del 17. Il 16 agosto si ripetono i tradizionali rituali con il pellegrinaggio alla grotta, le abluzioni e la sfilata delle conche e, a mezzanotte, i fuochi d’artificio.

La figura di San Rocco

Per quanto riguarda San Rocco in Abruzzo, si ritiene opportuno citare il lavoro di Mario Angelini risalente al 1966. Documenti comprovanti il passaggio di San Rocco a Roccamontepiano non ve ne sono, tuttavia lo studioso ritiene che sia un’ipotesi alquanto veritiera:
ricollegando alcuni fatti e il culto fortissimo del popolo, si è saputo che San Rocco certamente dimorò a Roma per ben due anni e cercò di incontrare un cardinale, un Colonna o un Orsini; si pensa quindi che siccome i pellegrini a quel tempo venendo dalla Francia e dalla Spagna, cercavano di passare in Terra Santa e avendo i Colonna un feudo di loro proprietà con rispettivo castello in Roccamontepiano, San Rocco si sia fermato nella Rocca dei Colonna.

[...] É da ritenere quindi che San Rocco o altri pellegrini partendo da Roma per passare in Terra Santa si facessero accompagnare da queste scorte militari dei Colonna per un buon tratto di strada soggiornando per un po’ di tempo nella Rocca di Montepiano, anche perché a quel tempo, a causa dei predoni che infestavano le zone montuose appenniniche, era difficile poter passare da soli senza essere molestati.
San Rocco, colpito poi dalla peste che infieriva a Roma e in Abruzzo, si fermò a Roccamontepiano.
Comunque la tradizione dice che San Rocco si ricoverò nella grotta ora denominata «Grotta di San Rocco» e che un cane del paese gli portava il pane.
Come già accennato, il legame tra il Santo e i Roccolani è stato rinforzato dai due estesi eventi franosi del 1765 e del 1843 che risparmiarono la chiesa di cui era patrono.

La grotta e la fontana di San Rocco

La grotta, quasi nascosta alla vista dei passanti, si trova al margine di una moderna piazza delimitata su due lati da una fontana costituita da 7 cannelle da cui esce l’acqua che si raccoglie in una vasca che corre per tutti e due i lati della piazza. Molti vengono a raccoglierla per la sua purezza. 
La grotta si presenta di dimensioni ridotte rispetto all’originale a causa delle diverse frane che tra il Settecento e l’Ottocento hanno colpito Roccamontepiano. Nascosta dalla strada, si raggiunge scendendo con una breve scalinata. Nella grotta domina una statua di terracotta raffigurante il Santo con accanto il cane e i simboli dell’acqua e del pane. La statua è contornata da angeli, fiori finti, foto a ricordo delle grazie ricevute. Più in basso si trova la preziosa acqua.

Il Santuario di San Rocco

Localizzata all’inizio di via Maiella, distante qualche centinaio di metri dalla grotta, l’attuale chiesa risale agli anni ʼ60 del Novecento.

Il Santuario, realizzato in travertino locale, ha una facciata moderna suddivisa a salienti e terminante in alto con un corpo pentagonale prominente dalla facciata. Il campanile, in stile medievale, è a pianta quadrata. Nella chiesa, sulla sinistra in una sorta di tempietto, è conservata la statua di San Rocco. In una bacheca sono raccolte le testimonianze della forte devozione ancora esistente con il Pellegrino di Montpellier: ex voto, biglietti di ringraziamento, richieste di grazie che provengono da tutto l’Abruzzo.
L’antica chiesa edificata intorno alla metà del Seicento, probabilmente in occasione dell’epidemia di peste che nel 1654 colpì il Regno di Napoli, fu demolita negli anni '60 ed era localizzata extra moenia, come la maggior parte delle chiese dedicate a San Rocco, per proteggere il paese dall’arrivo della peste e isolare i malati in spazi lontano dai centri abitati. La struttura sopravvisse miracolosamente alla terribile frana del 1765 contribuendo a diffondere ulteriormente il culto per il Santo. 
 

L'abitato

Roccamontepiano sorge lungo le pendici del Montepiano, tra i valloni Fontenuova e Focaro, ai piedi del versante orientale del massiccio montuoso della Maiella. Un territorio in gran parte montano caratterizzato da una non trascurabile escursione altimetrica – dai 150 metri ai 650 metri s.l.m., che determina una significativa diversificazione paesaggistica. Lo zoccolo di roccia travertinosa di Montepiano funge da grande riserva idrica e alimenta l’area boschiva sottostante; mentre le colline argillose, ripide ed assolate, sono ricamate da una fitta trama di calanchi. 
L’origine di Roccamontepiano è da ricollegare ad un mitico e non identificabile abitato detto Belconia cui facevano capo diversi castelli appartenenti ai re Pipino e Trattullo.
Il paese, menzionato per la prima volta nelle carte compilate dal geografo arabo Al Idrisi per il Re Ruggero d’Altavilla (seconda metà del secolo XII) viene descritto come Ruqqua N Lan; successivamente, in documenti del 1300, lo si trova citato come Rocca Montis Plani o Rocca De Monte Plano.

Il vasto territorio, suddiviso nei feudi di Pomaro, San Pietro, Sant’Angelo e Polegra era proprietà del vicino Monastero di San Liberatore a Majella, distante pochi chilometri. 
La recente scoperta archeologica in località Sant’Angelo di alcune tombe medievali tra cui figura quella di un giovane con il proprio corredo funebre che comprendeva anche la conchiglia, segno distintivo dei pellegrini, conferma l’ipotesi che Rocca si trovasse sul percorso pedemontano del versante orientale della Majella che dall’Aquila-Roma si dirigeva verso l’asse adriatico. L’antico abitato, sviluppatosi nell’Alto Medioevo intorno a una rocca longobarda localizzata sulla sommità di Montepiano, fu distrutto dalla frana del 24 giugno 1765 dalla quale si salvarono il Monastero di San Pietro, il Convento di San Francesco, le chiesette di San Rocco, della Madonna della Neve e della Madonna delle Grazie.

La frana, oltre a distruggere l’intero centro abitato causando più di 500 vittime, determinò la ricostruzione delle abitazioni in maniera sparpagliata sull’intero territorio essendo venuta meno la necessità di difesa dalle invasioni. L’attuale agglomerato urbano risale al XIX secolo.

La foto di copertina è di ANDICOLA

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