Prima di diventare birraio, Massimiliano era dirigente in un’azienda, responsabile della qualità: “mansione ad alto stress”, dice. “Durante una seduta di yoga ho avuto una illuminazione e ho deciso di dedicarmi alla mia passione, la produzione di birra. In quel tempo i birrifici italiani erano meno di 300. Prima del 2020, anno del Covid, erano 1200, oggi si sono stabilizzati in circa mille.
Nel primo impianto ogni cotta era di 120 L, mentre con lo stabilimento più grande di Pretoro ogni cotta arriva a 1600 L. La nostra è una piccola produzione di 450 ettolitri l’anno e, anche se esportiamo all’estero, preferiamo concentrarci soprattutto sul punto vendita del Beer Garden, nuovo locale in cui si promuovono direttamente i prodotti”.
Fin dall’inizio – è lui stesso a raccontarlo durante l’Open Day - la filosofia di Massimiliano è stata la valorizzazione dei prodotti del suo territorio: il farro, il grano Solina e Cappelli sono delle zone montane delle vicinanze. Ma anche frutta, fiori e miele arrivano dai dintorni. Lavanda, camomilla, petali di rosa hanno reso le sue birre famose nel mondo, anche per essere stato il primo birraio a inserirle nella birra: “la ‘Novi Luna’ viene esportata in Giappone e Cina per le sue note floreali dovute alla lavanda. La ‘Cluviae’, nome ripreso dal sito archeologico dell’antica città romana in territorio di Casoli, è preparata con le mele casolane e grano Cappelli, dal gusto particolarmente fruttato. Note floreali di lavanda sono presenti anche nella ‘10-50’, la nostra prima birra prodotta in casa, a bassa fermentazione, la birra dell’inizio del nostro cammino, etichettata dopo dieci anni dall’apertura del birrificio, quando ho compiuto 50 anni. Note agrumate, invece, per la presenza di buccia d’arancia, nella ‘Magia d’Estate’, birra di frumento (grano Cappelli) ispirata alle weiss tedesche.
Abbiamo 13 diverse tipologie di birra: si va da una blanche speziata con i fiori, alla rossa con miele, grano Solina e farro, dalla bionda con le mele casolane a birre più luppolate con luppoli americani, neozelandesi e australiani. Una novità sono le IGA, birre realizzate con aggiunta di mosto d’uva”.
L’acronimo IGA sta per Italian Grape Ale (birra italiana all’uva e Ale che sta per birra ad alta fermentazione), uno stile di birra aromatizzato con mosto d'uva. Le due IGA del Birrificio Maiella sono ‘Transumanza’, preparata con il mosto di uva Pecorino e ispirata alla montagna Maiella, e ‘Papè’ con mosto di uva fragolino, ispirata all’omonima brigantessa. Storie di pastori, briganti e migranti che entrano nel modo di concepire un tipo di birra, non limitandosi alla sola scelta del nome, e che legano maggiormente prodotto e territorio. Come anche la ‘Bucefalo di Natale’ la speciale birra di Natale, preparata con mosto cotto di Montepulciano, caratteristica produzione della vicina Roccamontepiano, da gustare davanti al calore del fuoco di un camino.
“La nostra birra iconica - continua Massimiliano - è la ‘Matthias’, nome del mio primo figlio, che ha vinto molti premi, anche in Belgio, e ha avuto le recensioni di Slow Food, Repubblica, Sole 24Ore: una Ale con i cereali Solina e Farro e miele di Acacia di Tornareccio”. Non poteva poi mancare la birra dedicata a sua figlia ‘Isabel’, realizzata con grano Cappelli usato a crudo, che dona acidità e sapore in bocca più caratteristici, e un mix di luppoli provenienti da Nuova Zelanda, Australia e Usa. Luppoli americani e neozelandesi anche per la ‘Emigrante’, una Ale con malti tedeschi, inglesi e belgi.
Tutte le birre, comprese in una gamma di grado alcolico che va da 3.9% a 9% Volumi, sono illustrate e descritte da una speciale Carta della birra che suggerisce anche gli abbinamenti.