di: Adamo Carulli

Zi' Tonino. Cento anni e...

tanti vissuti in una casa di terra

Roccamontepiano

Le luci dell'alba di questa mattina sono ancora più splendide, dopo il vento forte di questa notte.

Nella mente però continuo a sentire la mano calda di “nonno” Antonio Volpe, poggiata più volte sulla mia.

Ieri pomeriggio sono andato a trovarlo per i suoi cento anni giunti lo scorso 14 dicembre, in ritardo come sempre, anche per i grandi appuntamenti.

Quando i nipoti lo incontrano, ancora intento lungo la strada a svolgere qualche mansione o seduto davanti alla casa di terra in cui ha vissuto da giovane, lo chiamano "lu no’" perché è il loro nonno, ma in fondo lo è anche per tutta la comunità roccolana.

Adesso è anche il più longevo del paese iniziando a festeggiare gli anni con tre cifre numeriche, insieme a Domenica Lanuti che a maggio prossimo arriverà a 103 anni.

Ciò che colpisce è la lucidità con cui ricorda e racconta tutto ciò che ha vissuto nel suo lungo cammino.

 

Un'intera storia da raccontare

Zi' Tonino, un compleanno a tre cifre

Poco meno che ventenne partì per la guerra, sul fronte dei Balcani, ma dopo l'8 settembre del 1943 con la firma dell'armistizio e lo smarrimento susseguitosi con la frettolosa fuga di Vittorio Emanuele III da Roma, fu preso prigioniero dai tedeschi e condotto ai lavori forzati in una fabbrica di munizioni.

Un destino comune a tanti militari italiani disarmati e condotti, dall'esercito di Hitler, a sostenere la macchina bellica tedesca.

Nel 1945 viene liberato dai russi ma è costretto, comunque, a restare nei campi di prigionia in Polonia.

Qui ogni giorno percorreva a piedi circa 10/15 km fino ad arrivare in un piccolo villaggio di contadini quasi disabitato, spinto dalla fame e per cercare qualcosa da mangiare.

Verso la fine del 1945 finalmente può tornare verso casa muovendosi fin dove era possibile con i treni ancora funzionanti; a Merano si ferma qualche giorno per proseguire il viaggio di ritorno.

Dopo 27 giorni, arrivò finalmente a Chieti e da qui il ritorno a Roccamontepiano.

Negli anni del dopo guerra emigra all'estero: dal 1957 al 1958 lavora come minatore di carbone in Belgio a 1050 mt di profondità; negli anni 1960/1965 torna in Germania e lavora in una vetreria; dal 1967/1973 lavora stagionalmente in Svizzera come operaio edile.

Nel racconto mi sottolinea che l'emigrazione fu una scelta volontaria, ma per fuggire dalla miseria che non consentiva alle famiglie di andare avanti.

Per pudore mi limito ad ascoltare, accogliendo il palmo della sua mano sulla mia, come faceva mia nonna, e nei suoi racconti ascolto storie dei miei nonni andati via troppo presto per capire cosa avessero affrontato per consentire a me e ai miei genitori di venire al mondo.

Storie simili soprattutto a quella di mio nonno Adamo.

Guerra, prigionia, lavori forzati sotto i tedeschi, ritorno a casa, matrimonio, figli, agricoltura, emigrante per necessità.

A nonno Tonino si sono aggiunti gli anni del terzo millennio, l'arrivo della tecnologia in casa, internet e smartphone con cui vorrei registrare e riprendere ogni racconto, ogni parola affinché mio figlio un giorno possa capire e comprendere che ciò che vive è frutto di cui che è accaduto prima.

Cento anni di Antonio Volpe non sono solo un traguardo da festeggiare, ma un'intera storia da raccontare: "Zí Tonino", come viene chiamato amichevolmente in paese, infatti è perfettamente lucido e testimone di un intero secolo di vita.

la sua casa di Via Pomaro

Casa in terra cruda - Via Pomaro

Vive nella sua casa di Via Pomaro e nello specifico nel borgo rurale di Giancola che conserva dentro e attorno a sé quattro case in terra cruda.

Egli ha vicino i due figli maschi Luigi e Aldo con le rispettive famiglie, ma per partecipare alla festa del papà centenario è tornato anche Ennio dall'Australia.

Quello di Antonio è un percorso fatto di lavoro, sacrificio, dedizione, onestà, amarezze e sorrisi condivisi con la moglie Lucia venuta meno qualche anno fa.

A festeggiare il nonno sono andati anche il primo cittadino Dario Marinelli, l'intera Amministrazione, la Parrocchia di Santa Maria de Lapide guidata da Padre Giulio e Padre JoJo, oltre che molti famigliari, i nipoti e tanti amici.

I suoi ricordi sono così diventati nel tempo quelli di tutti: storie raccontate anche ai microfoni di "Testimonianze storiche" davanti quella casa di terra cruda della sua famiglia che lui e i figli hanno voluto concedere all'uso collettivo.

La sua casetta di terra è stata così recuperata per volontà del Comune all'interno di un progetto di valorizzazione dell'architettura rurale che ha lo scopo di renderla un luogo di visita e di accoglienza turistica, oltre che di socialità per i roccolani.

Tonino rende partecipe chi ha avuto la possibilità di fargli una visita di cosa è stata e di cosa è la guerra, riuscendo a descrivere il peso e la tristezza dell'emigrazione di ieri, ma anche quella dei giorni nostri.

Antonio insegna con i suoi primi cento anni cosa significa lavorare la terra con fatica, ma anche quanta gioia riserva quando si raccolgono i frutti di tanta dedizione.

Lui può farci vivere tutto ciò che ha attraversato nei lunghi anni del secolo scorso, ma anche dei primi venti del nuovo millennio.

È un giorno di vera festa per tutti: a Tonino è stata donata dal Comune una targa in ceramica artistica che espone con orgoglio e riconoscenza a casa sua, e domenica prossima continueranno i festeggiamenti di questo nonno roccolano che abbraccia tutti offrendo a chi passa dalle sue parti il suo vino cotto.

Tonino, la sua casa di terra e il vino cotto di famiglia sono come abbracci che ti rapiscono e ti fanno sentire felice di averlo incontrato, è tuo nonno che pensavi di non aver mai conosciuto.

(16 dicembre 2022)

 

Auguri di cuore a chi ha attraversato un intero secolo e festeggia una terza cifra che è, e rappresenta, una vita piena.

Un percorso fatto di lavoro, sacrificio, dedizione, onestà, amarezze e sorrisi, e "Zí Tonino", ricorda tutto con lucidità e profondità di pensiero.

Ci guida così nei suoi ricordi e a ogni chiacchierata davanti alla casa di terra concessa, insieme ai suoi figli, all'uso collettivo, ci rende partecipi di cosa è stata e di cosa è la guerra, ci fa sentire il peso e la tristezza dell'emigrazione di ieri, ma anche quella dei giorni nostri.

Antonio insegna con le sue parole cosa significa lavorare la terra con fatica, ma anche cosa significa raccogliere la gioia dei suoi frutti, quando arrivano. Può farci vivere tutto ciò che ha attraversato nei lunghi anni del secolo scorso e nei primi venti del nuovo millennio.

Le mie sono poche parole per ringraziarlo di tutto ciò che ha saputo condividere, e oggi è un giorno di vera festa per tutti.

Buon compleanno al centenario Antonio Volpe.

(14 dicembre 2022)

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