di: Anna Crisante

Turismo delle Radici

La nuova sfida delle aree interne

Fossacesia

Turismo delle Radici. La nuova sfida delle aree interne

Considerando che una buona parte di turisti arrivano in Abruzzo da Stati Uniti, Canada e Australia, può risultare strategico sviluppare il “turismo di ritorno” o “Turismo delle Radici”.

L’argomento è stato introdotto dallo scrittore e consulente turistico Camillo Chiarieri in “RADICI. Trabocchi, Cammini, Sapori”, una due giorni per presentare, discutere e proporre percorsi di valorizzazione dei siti e patrimoni UNESCO, che si è tenuta il 26 e 27 giugno presso l’abbazia di San Giovanni in Venere, a Fossacesia. Camera di Commercio Chieti-Pescara e Associazione Mirabilia Network sono state partner dell’evento, occasione di incontro tra operatori turistici e culturali abruzzesi, rappresentanti istituzionali, amministrazioni e comunità locali, delegazioni straniere e di altre regioni.

I siti e patrimonio UNESCO rappresentano un driver di sviluppo e valorizzazione turistica e culturale dei territori italiani. Tra questi: Transumanza, Cammini e Ciclovie, Pesca e materiali tradizionali della pesca, Turismo delle Radici e Cucina italiana recentemente candidata, al centro degli interventi.

Nei nostri paesi interni, interessati dal fenomeno dello spopolamento, più o meno accentuato, potrebbe essere strutturato il Turismo delle Radici per favorire un flusso di visitatori alla ricerca dei propri parenti, antenati, luoghi della memoria. Le persone, infatti, si sentono sempre più motivate a fare ritorno nel luogo in cui sono nate o da cui provengono le loro famiglie, spinte dal desiderio di riconnettersi con le proprie radici e rivivere le esperienze legate alla loro infanzia o alle loro origini culturali. Questo tipo di turismo, poi, è particolarmente significativo grazie alla ricchezza del patrimonio storico e culturale dei nostri paesi. 

“Ma – sottolinea Chiarieri – abbiamo bisogno di tour operator che lavorino Oltreoceano su questo tipo di prodotto turistico. Intraprendere questo percorso produce risultati, però di deve lavorare con serietà e costanza, è un settore che ha bisogno di continuità”.

È arrivato anche Osvaldo Bevilacqua, giornalista e autore televisivo, a parlare di questo tipo di turismo: “il Turismo di ritorno è anche il ritorno del turismo. Funzionano lo storytelling e il turismo delle emozioni. Bisogna raccontare l’Italia nascosta e favorire il ripopolamento dei borghi: i “Borghi più belli d’Italia” rappresentano la locomotiva per trainare gli altri senza titolo. L’inizio di questo viaggio potrebbe essere motivato proprio dal Turismo di ritorno. È necessario istituire un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati e competenti. L’Abruzzo più che una terra di turisti, è una terra di viaggiatori, quindi ancora più adatta per questo tipo di turismo.

Sara Marcozzi, componente del Cram, Consiglio regionale per gli abruzzesi nel mondo, sottolinea la necessità di dotare le aree interne di buone infrastrutture, mentre Barbara Casagrande, segretario generale del Ministero del Turismo candida lo stesso Ministero a gestire la governance di una rete tra Regioni, Camere di Commercio e i vari livelli di Governo e suggerisce un hub del turismo digitale per immaginare percorsi. Azioni da mettere in pratica nel più breve tempo possibile, tanto più che il 2024 è stato ufficialmente designato dal Ministero degli Esteri come l’anno delle radici italiane. Inoltre, il segretario sottolinea l’importanza di diventare accoglienti e della formazione.

Sulle stesse azioni ha insistito Michelangelo Lurgi delle Reti d’Impresa per la promozione dei Territori: “il turismo di ritorno è una vocazione naturale delle aree interne, ma esse devono offrire ospitalità e strutture ricettive. Per questo è necessario coordinare la Rete delle imprese locali, formata da 750 Comuni italiani”.

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