di: Anna Crisante

Presentazione a Pretoro del libro di Ojetti sull'Abruzzo

Una guida del Novecento per scoprire il territorio

Pretoro

Da Pretoro si alza una voce la cui eco vuole arrivare agli altri paesi di Abruzzo Marrucino TerrAccogliente. È la voce di una rete, non solo di persone, che vuole resistere nel mantenere in vita l’entroterra, continuando ad ascoltare i suoi battiti, e conservare viva la memoria.  

La presentazione di “Una settimana in Abruzzo”, reportage di viaggio di inizio Novecento scritto da Ugo Ojetti, sabato 26 agosto presso il Museo dell’Arte “Nicola D’Innocenzo” di Pretoro, ha fatto sentire la sua potenza nella voglia di cambiamento e nel voler cercare un metodo per favorirlo, nella cultura del luogo e nello sviluppo turistico.

Sono intervenuti il sindaco Diego Giangiulli, il presidente de "I Borghi più belli d’Italia – Abruzzo e Molise" Antonio Di Marco, il responsabile di Abruzzoavventure.it Antonio Corrado, l’architetto esperto di storia del territorio Giuliano Di Menna e l’assessore alla Cultura Fabrizio Fanciulli

Ugo Ojetti era giornalista e, per un periodo di tempo, direttore del Corriere della Sera, giornale con cui ha sempre collaborato. Il maestro di Indro Montanelli è riconosciuto da tutti come elzevirista, cioè rappresentante di un giornalismo che scrive con stile letterario. Ha viaggiato, anche come inviato, per raccontare le cose del mondo. Era esperto d’arte e di pittura, con una importante sensibilità figurativa e abilità nel disegno che a volte sostituiva agli appunti, ma senza mai omettere le condizioni di criticità di un monumento o di un’opera, dimostrando le sue ricerche con citazioni letterarie ed epistolari.

 “Il viaggio di Ojetti in Abruzzo – scrive l’editorialista de Il Giornale Vittorio Macioce, che ha curato la prefazione del libro– comincia con una promessa: lasciarsi sorprendere”, aspettativa più volte ribadita durante l’incontro.

Il sindaco Diego Giangiulli nel suo intervento ha sottolineato: “noi non possiamo prescindere dal fatto che Pretoro sia uno dei Borghi più belli d’Italia, perché questo vuol dire fare percepire la direzione verso cui vogliamo andare: recuperare il bello, valorizzare ciò che abbiamo, sorprendere la gente che viene qui. Ma è importante anche l’impegno degli imprenditori, oltre quello dell’Amministrazione che si sta impegnando al massimo. Abbiamo realizzato uno spazio all’aperto destinato a tutte le attività, fruibile per la maggior parte dell’anno, ma la stessa Amministrazione deve fungere da collante tra chi vuole dare una mano”.

Per Antonio Di Marco, “la sfida dei borghi attraverso questo prodotto editoriale di Ianieri è ancora più avvincente. Noi abruzzesi non siamo informati sul nostro patrimonio e abbiamo la necessità e l’urgenza di leggere la nostra storia. Bisogna saper raccontare i borghi, ci vorrebbe un antropologo che li racconti con notizie vere e rilevanti. Da qui bisogna ripartire: raccontare l’Abruzzo nascosto, quello non conosciuto. Dobbiamo risvegliare le coscienze, riscoprire ciò che sappiamo fare noi.  Il turismo lento può essere solo dei piccoli centri. Noi rappresentiamo l’autenticità, che va tutelata e su cui bisogna scommettere. È difficile per le piccole Amministrazioni ottenere finanziamenti a causa della carenza di personale, perciò è importante far comprendere che abbiamo bisogno di sostegno. Si potrebbe iniziare prendendo accordi con le scuole affinché gli studenti visitino i nostri parchi, le nostre bellezze, prima ancora di andare fuori”.

Fabrizio Fanciulli ribadisce che “oltre sul turismo lento, noi delle aree interne possiamo puntare sul turismo delle meraviglie, perché anche qui si può venire a vedere le bellezze che non mancano. Bisogna promuovere con semplicità il nostro territorio di Pretoro, genuino, tra lupi, santi, briganti e fusari. In tutte le case c’erano i torni, anche mio padre ne aveva uno su cui lavorava. Questi, numerosi grazie all’abbondante presenza di faggi, venivano usati soprattutto in inverno per costruire fusi che servivano per filare la lana proveniente dalle pecore che attraversavano il territorio per la transumanza. L’ultimo dei fusari è stato mastro Tonino: grazie a lui siamo arrivati lontani, conosciuti in Giappone, Mongolia, Lettonia, con una esposizione anche all’Expo di Milano. Quindi abbiamo avuto l’idea di realizzare un museo con le sue opere”.

“Il testo di Ojetti - sottolinea Antonio Corrado - è utile anche ai nostri amministratori affinché conoscano meglio il nostro territorio. Il giornalista conosceva D’Annunzio in un periodo in cui l’Abruzzo aveva respiro internazionale, anche con Michetti. Ojetti racconta la nostra terra con parole che sembrano musica, attraverso una visione immersiva. Era un reporter che ha saputo narrare mettendo in connessione i sensi”.

Giuliano Di Menna si è soffermato sul corso tenuto per gli iscritti alla Comunità di Progetto Abruzzo Marrucino TerrAccogliente promossa dal Gal Maiella Verde: “ci siamo chiesti: cos’è il luogo? Un luogo significa persone, inventiva delle persone che cambia nel tempo per modulare il proprio stile di vita. ‘Fare paesaggio’ significa un territorio trasformato e adattato alle persone. Saper leggere il territorio nella sua unità è un compito che abbiamo, quindi bisogna abbattere i confini. Non possiamo fare turismo se non sappiamo raccontare ciò che abbiamo: non è vero che si può fare turismo solo con grandi monumenti, noi abbiamo la natura, i modi di essere e di vivere, le tradizioni. Bisogna fare attenzione a non perdere il contatto con la nostra realtà e autenticità. Bisogna ascoltare il progetto delle persone su questo territorio, il modo con cui l’abitante racconta le cose è autentico, mentre la turistizzazione alla lunga stanca. Bisogna saper rinnovare un modello di vita, avere la capacità di ampliare i nostri racconti in un comprensorio ampio e sostenere chi sul territorio ha progetti. La sfida ci arriva da ciò che sta accadendo oggi. È necessario costruire una cultura dell’abitare in questi luoghi difficili, marginali, alternativi alla cultura metropolitana che rischia l’artificializzazione del proprio tempo. I migranti che tornano a Pretoro cercano la memoria, ma forse cercano anche qualcos’altro”.

Ha moderato l’incontro la giornalista Alessandra Renzetti che ha introdotto il Secondo volume della collana Comete – Scie d’Abruzzo, Ianieri Edizioni, curata da Peppe Millanta. Il reportage “Una settimana in Abruzzo” è stato pubblicato dal quotidiano “La Stampa” in cinque puntate, alla fine del 1907, con valore divulgativo. Millanta vuole riproporre i passi di chi ha attraversato l’Abruzzo in epoche lontane lasciando tracce in diari e testimonianze per trasformarli in comete, capaci di invitare i lettori a seguirle, affinché possano ripercorrere gli stessi passi. L’intento è di raccogliere in un’unica collana la migliore letteratura di viaggio che riguarda l’Abruzzo. L’introduzione al libro è del giornalista abruzzese Simone Gambacorta. Il progetto si avvale del lavoro di un comitato scientifico di docenti dell’Università D’Annunzio” di Chieti-Pescara, Dipartimento di Lingue e Letterature Moderne con il direttore Carlo Martinez. La copertina e i disegni sono a cura di Luca Di Francescantonio, l’impaginazione grafica è di Federica Di Pasquale, il lavoro di redazione è stato svolto da Cecilia Di Paolo. Il progetto è stato sostenuto da Parchi Letterari e Borghi Autentici.

Il libro contiene anche itinerari, a cura di Serena D’Orazio che mette in relazioni tematiche vari luoghi visitati da Ojetti. Gli itinerari si dividono in due parti: “Sulle tracce di Ojetti”, che vuole rivivere le esperienze di viaggio dello stesso Ojetti, alla scoperta del patrimonio storico-artistico abruzzese, e “Antichi mestieri”, itinerario alla scoperta dei luoghi dove l’arte popolare resiste al tempo, per vivere l’Abruzzo nella sua veste più autentica. “Il patrimonio di conoscenze, decori e valori che contraddistingue l’artigianato artistico abruzzese diventa una presenza chiave di lettura per interpretare il territorio nell’ottica della sua millenaria continuità”, scrive D’Orazio. Proprio in questo itinerario rientra uno dei Comuni di Abruzzo Marrucino, Pretoro, nel Parco della Maiella, in cui la lavorazione del legno ha una tradizione antichissima.

L’Abruzzo, dunque, si distingue per il suo ricco e pregiato artigianato. Anche il conduttore di Linea Verde, Peppone Calabrese, nella puntata andata in onda domenica 27 agosto, ispirato dagli artigiani abruzzesi, ha detto: “gli artigiani sono il manifesto della relazione, sono ancora delle sacche di resistenza contro l’omologazione e contro tutto quello che vuol far svilire le emozioni. Loro fanno dei viaggi lenti, curano i dettagli, li sognano la notte per far felici i loro clienti. Loro riescono ad arrivare all’anima con la creatività, la sapienza, la scienza e anche la coscienza”.

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