di: Antonio Corrado

Le antiche vie tratturali diventano Cammini per il circuito del Turismo lento

Che ciò diventi un impulso per alimentare nuove progettualità

L'Aquila

Il 29 settembre, di San Michele Arcangelo, parte, dalla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, la transumanza sul Tratturo Magno. Le greggi ripartiranno per l'Abruzzo l'8 maggio. Entrambe le date coincidono con la venerazione di San Michele Arcangelo "Colui che è come Dio".

Lungo la fragile, eppure persistente, rete dei tratturi, che segna i paesaggi del meridione d'Italia dall'Abruzzo alla Puglia, scorrono centinaia di anni di storia del nostro paese, attraverso la muta epopea dei pastori e delle greggi transumanti che seguendo i ritmi della natura, a settembre e a maggio, si muovevano dalle montagne al mare e viceversa, alla ricerca del proprio sostentamento.

La pastorizia è fenomeno antico ed è stato in passato un formidabile volano economico per i territori interni, così importante da aver avuto regolamentazione legislativa a partire dal 1447 quando re Alfonso I d'Aragona istituisce la Dogana della mena delle pecore in Puglia, con cui si rendeva obbligatoria la transumanza per chi avesse più di 20 pecore. Da allora la civiltà pastorale ha costruito se stessa con la fatica, l'eterna ripetizione di atti, gesti, riti, e ha costruito un sistema economico, culturale, di insediamento territoriale, complesso e articolato, spesso in dialettico contrasto con l'agricoltura, cui finirà per soccombere solo all'inizio del '900 quando i pascoli del Tavoliere di Puglia verranno affrancati dai vincoli che ne avevano impedito la coltivazione.

Il mondo pastorale in centinaia d'anni ha lasciato impronte sulle terre che le greggi attraversavano, ha generato usi, costumi, gerarchie sociali, filiere produttive connesse alla lana e ai derivati del latte, procedure giuridiche, oggetti, culti e rituali sacri con figure di santi veneratissimi, come Michele Arcangelo, e un sistema di saperi ricco e multiforme del quale siamo tutti eredi e custodi.

Se la transumanza vera e propria non esiste più, esiste però la pastorizia, per la quale oggi più che mai dobbiamo parlare di impresa armentizia, tenacemente voluta da imprenditori, pastori, operatori che con scelta consapevole e fortemente identitaria continuano antiche tradizioni con i modi e i mezzi della contemporaneità, dando luogo a produzioni d'eccellenza.

Questa nuova generazione di pastori "resilienti" sta riportando in vita anche luoghi e distretti territoriali che la globalizzazione economica e culturale trascura e che invece possono essere inseriti in circuiti turistici alternativi in grado di valorizzare la nostra regione in tutti i suoi aspetti.

La civiltà pastorale che in Italia ha assunto le forme peculiari della transumanza, lo spostamento stagionale di pastori e greggi sostanzialmente in due limitati periodi dell'anno, tra i monti dell'Appennino abruzzese e i pascoli del Tavoliere di Puglia.

Ai giorni nostri la fitta rete delle vie dei tratturi costituisce il patrimonio di un’identità che testimonia le influenze della pastorizia sull’architettura, sulle attività economiche, nelle abitudini alimentari, socio-culturali e religiose.

Un patrimonio, protetto da un importante vincolo archeologico che rappresenta anche una possibilità di sviluppo turistico.

La valorizzazione della Transumanza e dei Tratturi non può essere esclusivamente rappresentata da una catalogazione, una classificazione o un processo di analisi “scientifica”, necessaria si, ma che è stata fatta e di cui abbiamo ampia documentazione anche recente.

La valorizzazione del Patrimonio Tratturale e della Transumanza è tale quando i suoi effetti si ripercuotono generando un plusvalore, un miglioramento in termini economici delle comunità che insistono lungo il suo percorso divenendo strumento di conservazione e promozione dell’identità di un territorio, delle sue radici e della cultura, ma anche un valido supporto per la diffusione del movimento del turismo L E N T O così come lo è quello dei “camminatori”.

La trasformazione dei tratturi in cammini è qualcosa di automatico, è la sua naturale destinazione.

Ci si sta lavorando sia a livello nazionale ed internazionale che a livello regionale, e son sicuro che questa questa consacrazione a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità sarà d’impulso per alimentare progettualità, nazionali ed europee, che possano essere d’impulso al sostegno di un’economia locale e capillare in grado di scongiurare la desertificazione urbana e rurale conseguenza della decennale crisi economica che stiamo ancora vivendo.

Dalla scorsa primavera i Tratturi sono stati eletti quali Itinerari Culturali del Consiglio d'Europa, é giunto il momento che questa consapevolezza diventi stimolo e leva per un cambiamento culturale che permei le classi politiche ma anche il mondo della cultura e dell'insegnamento.

E’ auspicabile, quindi, che questo si trasformi anche in una rivoluzione didattica, fin dalle scuole primarie, tesa alla conoscenza dell’arte, della storia e dei valori socio-etno-antropologici che ogni territorio esprime e che sono l’humus ideale per la creazione dello spirito di appartenenza ad un territorio, alla sua identità, alla sua storia ed alla sua comunità.

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