Dall’Abruzzo, laboratorio di sperimentazione di politiche di tutela e di sviluppo locale, si è irradiata la cultura dei parchi in tutta l'Italia.
Grazie ai parchi è stato possibile salvare l’orso marsicano, il camoscio d’Abruzzo e molte altre specie faunistiche, conservare paesaggi e ambienti straordinari che che avrebbero rischiato di scomparire. I parchi hanno sviluppato il valore ambientale e scientifico e l’amore per la natura in uno sforzo di valorizzazione naturalistica che ne ha permesso il godimento da parte dell’uomo.
Abruzzo, regione verde d’Europa è il progetto di infrastrutturazione economica sostenibile lanciato nella prima metà degli anni ’90, che poi è diventato lo slogan distintivo della regione con tre parchi nazionali più uno regionale. Un complesso di aree protette estese in modo quasi continuo su circa 322.000 ettari che avrebbero fatto dell’Abruzzo la regione italiana con la percentuale maggiore di superficie protetta, il 36%.
L’Abruzzo è la regione più montuosa dell’Appennino con il 65% dei propri comuni situati in zone di montagna. Per secoli queste zone sono state economicamente e culturalmente più vivaci di quelle costiere: attraverso le valli che intersecavano i massicci montuosi si sostanziavano, infatti, i traffici commerciali e gli scambi culturali tra Italia meridionale e Italia settentrionale e molte delle località più alte erano movimentate dalla presenza di una forte pastorizia transumante. Nel corso dell’Ottocento una serie di trasformazioni economiche hanno invece favorito la collina costiera e la costa, relegando progressivamente ai margini la montagna che però in seguito, con l’istituzione dei parchi, ha visto uno sviluppo economico “verde”. In particolare il turismo naturalistico è divenuto una scelta strategica d’avanguardia, condivisa da tutta la comunità, anticipando di decenni le tendenze alla sostenibilità di oggi e candidando la regione a diventare leader del turismo sostenibile. Si sono poi strutturati gli sport di montagna con campeggio, alpinismo e sci.
Il successo del Parco Nazionale d’Abruzzo, istituito tra la fine del 1922 e l’inizio 1923, ha favorito un diverso tipo di sviluppo delle aree interne. È in questo clima che gli amministratori della Regione Abruzzo decisero nei primi anni ‘80 di adottare un “piano parchi” prefigurando per la prima volta una rete di riserve situate soprattutto nell’area montana della regione, prevedendo di affiancare al Parco Nazionale d’Abruzzo altri grandi parchi: Maiella, Gran Sasso-Monti della Laga, Sirente. Si determinò un’alleanza tra associazioni ambientaliste, Club Alpino, Lega per l’Ambiente, Wwf, dirigenza dell’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, vertici politici e sindacali regionali e un buon numero di sindaci, alleanza che aveva come obiettivo la realizzazione in tempi brevi del “piano parchi”.
Il Parco Nazionale della Maiella - 84 mila ettari, nel settore meridionale dell’Abruzzo, a cavallo delle province di L’Aquila, Pescara e Chieti-, istituito nel 1991 insieme a quello del Gran Sasso-Monti della Laga, ha rappresentato il coronamento di quella politica ambientalistica, che ha inteso da tempo dare un indirizzo alternativo allo sviluppo delle nostre terre.