Bucchianico
La Festa dei Banderesi si tiene a Bucchianico all'incirca nell'ultima decade di maggio. Prende avvio nella domenica precedente il 23 maggio e include il giorno dedicato al patrono Sant'Urbano, il 25 maggio. I festeggiamenti durano una settimana.
Narra la leggenda che quando i bucchianichesi stavano per arrendersi agli assedianti di Chieti il popolo accorse dalle campagne al paese per sottrarsi alle razzie dei nemici e portare così rinforzi di uomini, trasportando sui carri, come meglio potevano, tutto il necessario per la sopravvivenza all’assedio: provviste di cibo, legna da ardere, bestiame, vino. Fu allora che sant’Urbano, protettore del paese, apparve in sogno al capitano della guardia, il cosiddetto Sergentiere, suggerendogli un espediente che avrebbe disorientato gli avversari: far camminare gli uomini sui merli della cinta muraria, seguendo una traiettoria a serpentina, in modo da creare un’illusione ottica; infatti i teatini, credendo di vedere più uomini del previsto, si ritirarono in tutta fretta, sciogliendo l’assedio. A ricordo di questo fatto, da allora si continua a fare la “ciammaichella” che consiste nel percorrere, in corteo, la piazza principale con movimenti a zig zag.
Dalle campagne si muovono i banderesi, riconoscibili dalle fasce/bande rosso-azzurre a cingere il petto e dai copricapi con pennacchio, in una sfilata con carri - quattro quelli rituali preparati dai parenti del banderese - e un vitello bianco infiocchettato (lu pallùte) consacrato al Santo. Il Banderese porta a braccio il quadro di Sant'Urbano. Partecipano anche, ina una seconda sfilata, altri carri approntati dalle contrade, raffiguranti la vita campestre e i mestieri artigiani. Accompagnano i cortei le pacchianelle, donne in costume recanti a mano o sul capo grandi canestri di fiori di carta colorati, e gruppi di suonatori con organetto (travucette) e tamburi.
Alle porte del paese, i due cortei sono accolti dal Sergentiere che si scambia con il Banderese il ramajetto (mazzetto di piccoli garofani), simbolo di fratellanza. Entrano in paese attraversando la piazza, con andamento a ciammaichella.
Notizie su “carri trionfali”, processioni con stendardi e sul carattere popolare della festa “alle spese del pubblico”, sono riportate, nell’anno 1620, nel processo teatino di canonizzazione di S. Camillo de Lellis, nato a Bucchianico il 25 maggio 1550. Sicuramente l’indizio più importante che allude alla tradizione dei Banderesi con i riti processionali, stendardi e carri si trova nelle parole di uno dei testimoni che diceva “…egli nacque nel giorno di S. Urbano Pontefice, e Martire, quando in Bocchianico, per esser titolo della loro Chiesa, si fa solennissima festa, andando tutto il popolo in processione con stendardi, et altri carri trionfali…”.
Da quel tempo la festa è documentata da fonti letterarie.
Nella festa vi sono evidenti riti propiziatori e di ringraziamento connessi ai cicli agrari, quale la benedizione dei Quattro Cantoni, la presenza di cesti infiorati, del pane e del vitello infiocchettato: tutti simboli di una cerimonia finalizzata a ottenere la protezione del Santo.
Da qualche anno la Festa, tra le più interessanti d'Italia, ha il patrocinio della Commissione Nazionale dell’Unesco e del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Ha visto l’adesione del già presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Il corteo storico sorprende con i suoi circa centomila fiori realizzati dalle donne in carta crespa o velina (per le più abili) durante le sere invernali. I carri sono preparati dagli uomini con grande perizia artistica e artigianale, concepiti per durare e non per essere smontati all’indomani. Migliaia di bucchianichesi in festa con il loro tradizionale costume sfilano, ballano, cantano e urlano con tutta la voce che hanno “Eh, Eh, Eh, evviva Sant’Urbane, eh, eh, eh, evviva lu Bannarese, eh, eh, eh, evviva lu Sergentire”, mentre dolci tipici chiamate “cancellate”, portati nei canestri, vengono distribuite ai presenti. In ciascuna delle ultime edizioni sono stati realizzati oltre 100 mila fiori di carta e sono state utilizzate migliaia di uova per preparare le cancellate.
Foto di copertina: Ascanio Buccella