Il pellegrinaggio della Madonna delle Grazie a Vacri nasce nel ‘600. Ancora oggi in una notte di maggio, le strade di Vacri e dei paesi limitrofi, e fino a Francavilla al Mare, si illuminano con le torce dei pellegrini che portano in processione l’effige della Madonna delle Grazie, incoronata da fiori e rose. Il quadro è al centro di una devozione popolare che dura da secoli e che spinge i pellegrini di Vacri a percorrere decine di chilometri tra valli e campagne, tra strade sterrate e percorsi urbani, lambendo la Val di Foro. I pellegrini camminano tutta la notte e ininterrottamente fino all’alba, alternando canti dedicati alla Vergine e preghiere del Rosario, incontrando i fedeli che li attendono lungo le strade illuminate dai ceri lasciati accesi nelle case. A tratti vengono fatti esplodere minimi fuochi di artificio. Durante il percorso il corteo sosta in piccole chiese rupestri.
Si parte intorno alle due di notte dalla chiesa Madre intitolata al patrono San Biagio, al cui lato sorge la piccola cappella dedicata alla Madonna delle Grazie.
La tradizione sembra abbia origine dal rito greco-ortodosso, introdotto a Vacri dagli albanesi che sbarcarono nella vicina costa. Si racconta che nel 1442 alcune famiglie di profughi albanesi provenienti da Dulcigno (oggi una località del Montenegro) sbarcarono in Molise e si spostarono verso nord in cerca di un luogo libero dove poter ricominciare una nuova vita. Portavano con sé, a spalla, un quadro della Madonna ed erano convinti che avrebbero avuto un segnale dalla Beata Vergine. Passato il fiume Foro e prima dell’Alento, l'icona divenne pesantissima e quello fu il segno atteso per la fine del lungo viaggio. In omaggio alla Madonna Odigitria ("colei che indica il cammino") edificarono una piccola chiesa, posta su un poggio nelle immediate colline a ridosso di Francavilla in località Setteventi, lungo la strada per Miglianico, alla quale diedero il nome di Santa Maria della Croce. Fondarono poi altre chiese di rito greco ortodosso, come da recenti studi che accertano la presenza di una colonia di albanesi nel 1446.
In seguito una parte della colonia, seguendo il corso del Foro, si spostò a Vacri e nel contado tra Ari e Semivicoli, una frazione di Casacanditella, dove si stabilì definitivamente perdendo via via la lingua d’origine e le forme orientali di culto.
È probabile quindi che l’antica immagine miracolosa ritrovata nel 1623 fosse stata importata dagli Albanesi che a lungo, anche dopo essersi spostati a Vacri, continuarono a onorare con un pellegrinaggio annuale la Madonna Odigitria di Santa Maria della Croce. A suffragio di questa ipotesi restano solo lievi tracce, come il racconto della Madonna Nera, il particolare della fanciulla vestita di bianco, tipico dei riti paraliturgici ortodossi e il fatto che il quadro, l'elemento/oggetto più importante della devozione dei vacresi, sia portato in processione affisso su una lunga pertica e contornato da una corona di fiori, secondo lo stile dei cristiani di rito greco.
Dopo un cammino nel cuore della notte, all’alba i pellegrini fanno sosta proprio nella piccola chiesa rurale di Santa Maria della Croce, restaurata di recente e dichiarata nel 1995 monumento dalla Soprintendenza BB.AA. Si trova alle porte di Francavilla al Mare, sul colle del paese, in contrada Setteventi. Qui un gruppo di fedeli accoglie i pellegrini offrendo loro caffè e vivande per alleviare la stanchezza del cammino iniziato da circa quattro ore. Un incontro tra due comunità, quella vacrese e quella francavillese, che ha il sapore antico della solidarietà. Poco dopo, nelle prime ore della mattina, si riparte per raggiungere a Francavilla al Mare la chiesa di Santa Maria Maggiore dedicata a San Franco, la tappa finale.
La ragazza che reca l’icona della Madonna non sempre guida la processione: durante il percorso, che segue vecchie strade campestri lungo la valle del Foro, uomini e donne procedono separatamente. Il corteo è aperto dagli uomini e chiuso dalle donne, che stringono la prescelta nel mezzo. La scelta della ragazza, che deve essere nubile e non fidanzata, avviene la domenica precedente mediante estrazione tra tutti i nomi di quelle che hanno avanzato la candidatura. La carica comporta per la famiglia l'obbligo di provvedere all’abito bianco e di offrire il pranzo ai parenti che la accompagneranno durante il pellegrinaggio. Le due ragazze aiutanti saranno vestite di rosa.
I fedeli si concedono una pausa e imbandiscono il pranzo con il quale interrompono il digiuno che molti di loro hanno osservato fin dalla partenza. Verso le due del pomeriggio i vacresi tornano in chiesa per riprendere il quadro e danno vita ad uno scontro simbolico con i francavillesi che fingono di rifiutarsi di restituire l'immagine sacra.
La scena prende il nome di “lu tira ca tire” e impegna due rappresentanti delle fazioni contendenti che si passano tra loro il quadro, simulando un'aggressione e una difesa.
Dopo la sosta in Santa Maria Maggiore si procede verso una piccola cappella che sorge al posto dell’antica chiesa di Santa Maria delle Grazie, vicino all’ex convento dei domenicani, oggi Mumi – Museo Michetti. Il santuario di Francavilla al Mare, meta dei pellegrini, dominava quello che un tempo era un caratteristico paese marinaro, abitato soprattutto da pescatori e contadini.