di: Gal Maiella Verde

Gianfranco Conti, una vita di amore per la terra cruda

TerrAccogliente, quali sfide?

Intervista a Gianfranco Conti, presidente dell’associazione Terrae Onlus e referente del CEDTerra

PUBLISHED ON: 9 Aprile 2020 PUBLISHED IN: A che punto siamohttps://terraaccogliente.maiellaverde.it/terraccogliente-quali-sfide-intervista-a-gianfranco-conti/

La Comunità di Progetto TerrAccogliente si è costituita a Roccamontepiano lo scorso 27 febbraio.
La comunità nasce con l’obiettivo di valorizzare e promuovere un’area rurale e collinare dell’entroterra abruzzese, in provincia di Chieti, coinvolgendo tutti i portatori d’interesse presenti sul territorio, a cominciare dagli enti pubblici, le associazioni, le attività ricettive e i ristoranti, i piccoli imprenditori e gli agricoltori, fino ai singoli cittadini.
Abbiamo intervistato Gianfranco Conti, uno dei promotori e referente della comunità, per conoscere meglio il progetto TerrAccogliente.

Conosciamo Gianfranco Conti, il referente della Comunità di Progetto TerrAccogliente
Architetto per professione (e passione), si occupa della valorizzazione del territorio in particolare dell’architettura che fa riferimento all’uso di materiali naturali come la terra cruda. Ha partecipato a gruppi di lavoro di sviluppo turistico sostenibile sia in Abruzzo che Molise, realizzato piani urbanistici per diversi centri storici, e negli ultimi anni ha preso parte a una serie di attività che lo hanno portato ad occuparsi del recupero delle case di terra cruda a Casalincontrada.

Come e perché nasce il progetto?
L’idea nasce dall’evoluzione di un altro progetto “omonimo” legato all’associazione Città della Terra Cruda e focalizzato su itinerari culturali tra le case di terra, una formula di ospitalità diffusa volta a promuovere, attraverso laboratori didattici, la conservazione e il recupero degli edifici storici tradizionali di terra cruda.
Con la comunità di progetto si vuole rendere TerrAccogliente più inclusiva, declinarla in un “Parco della Terra” aperto e senza luoghi confinati, valorizzare, insieme alle case di terra, il paesaggio, il territorio e quelle che sono le sue attrattive, così da poter promuovere modelli produttivi ed economici ecosostenibili e virtuosi in un’area rurale che negli ultimi anni ha subìto un notevole e inesorabile spopolamento.

Qual è il territorio di riferimento e quali sono le sue attrattive?
Si tratta di un’area collinare, storicamente a forte vocazione rurale, nella provincia di Chieti che include i borghi di Bucchianico, Casalincontrada, Fara Filiorum Petri, Pretoro, Roccamontepiano, San Martino sulla Marrucina e Vacri. Un territorio ai margini del Parco Nazionale della Majella, una collina argillosa che dalla montagna scende verso la costa adriatica. Un paesaggio contraddistinto dalla presenza dei calanchi che si ergono su una campagna dominata da uliveti e vigneti. All’attrattiva naturalistica, si affiancano quella storico – culturale delle case di terra, dei piccoli borghi e degli insediamenti rurali, quella legata alla tradizione popolare e al folclore, si pensi alle Farchie di Fara Filiorum Petri o alla festa dei Banderesi di Bucchianico, e quella enogastronomica con il vino cotto di Roccamontepiano o la cipolla di Fara, per citare alcuni prodotti.

Quali sono gli obiettivi del progetto?
Il primo obiettivo è quello di mettere a sistema le esperienze esistenti sul territorio, capire quali possono essere le prospettive in termini di sviluppo turistico, ma non solo.
Per cominciare abbiamo bisogno di rendere il territorio “accogliente” per i cittadini residenti, dopodiché, di conseguenza, potrà esserlo anche per i potenziali visitatori.
E’ fondamentale la qualità della vita di chi vive e cura un territorio, sono proprio i cittadini a valorizzare questi luoghi, per questo è necessario coinvolgerli e sensibilizzarli.
E’ importante rendere partecipe e consapevole la comunità locale del patrimonio storico, culturale in cui essa è insediata – ovviamente è necessario anche ricreare una saldatura tra generazioni perché il “capitale” in questione non vada disperso – e capire in quali termini e come questo patrimonio possa diventare valore aggiunto per il settore turistico.

Qual è il turismo di riferimento?
Sicuramente quello “esperienziale” legato alla natura, all’outdoor e al trekking in particolare, un turismo lento e sostenibile focalizzato sui “cammini”; ci piacerebbe sviluppare una rete di itinerari di “paese in paese”. Poi a questo si andranno ad aggiungere e connettere l’elemento culturale e artigianale con le case di terra che ospiteranno laboratori didattici, quello tradizionale e folcloristico con eventi e iniziative che favoriscono la “coesione sociale”, quello enogastronomico.

Quali sfide?
La prima sfida che abbiamo davanti è capire qual è il posizionamento di TerrAccogliente, come differenziarla rispetto alle altre destinazioni turistiche che sono nei dintorni. Pensiamo alla montagna per esempio. Ad ogni modo è fondamentale che ci sia un dialogo, una proficua collaborazione con i vicini territori, perché il “Parco della Terra” non è un confine, bensì un luogo permeabile che deve rapportarsi con la costa, con la montagna e così via. Tuttavia ha bisogno di una propria identità con un suo “brand” definito, e non deve limitarsi ad essere semplice “terra di passaggio”.
Tra le altre sfide, sicuramente quella di misurarsi con l’abbandono sul territorio, a cominciare da quello architettonico e della campagna incolta: i paesaggi vanno tutelati anche in questo senso.
Poi c’è la scommessa di recuperare alcune filiere, come quelle agricole o progetti connessi. Per esempio a Bucchianico, dove l’ulivo domina il paesaggio, l’idea è quella di trasformare alcuni uliveti in giardini, per reinsegnare l’arte della potatura, della cura del territorio.

Come vi siete organizzati? Chi aderisce alla Comunità di Progetto?
Per questo progetto è fondamentale fare rete, mettere insieme diverse realtà presenti nell’area di riferimento, che vanno dai Comuni alle associazioni, dagli agricoltori agli artigiani, dalle strutture ricettive ai ristoranti, dalle piccole botteghe ai cittadini.
Tutti i singoli portatori d’interesse sono linfa vitale del progetto.
Attualmente hanno aderito alla comunità sette Comuni ovvero Bucchianico, Casalincontrada, Fara Filiorum Petri, Pretoro, Roccamontepiano, San Martino sulla Marrucina e Vacri. Sono presenti anche associazioni come l’Associazione produttori di Vino Cotto, Abruzzo Avventure, Terrae onlus, Le Ginestre e altre ancora.

Operativamente? Quali azioni concrete state implementando?
Abbiamo definito il gruppo di lavoro, stiamo cercando di acquisire un protocollo di consultazioni per avere uno scambio di informazioni base sul territorio, cercando di coinvolgere diversi portatori d’interesse, vogliamo avere più opinioni possibili.
Abbiamo messo a punto una serie di itinerari legati ai cammini, si tratta di percorsi già esistenti che saranno migliorati attraverso la manutenzione, una segnaletica adeguata, soprattutto in funzione turistica.

Quali risultati volete raggiungere da qui a un anno? E come si potranno “visualizzare” concretamente sul territorio?
Delineare un nostro posizionamento, dell’offrirci da un punto di vista di meta turistica, e quindi creare un’identità, un nostro marchio territoriale.
Auspichiamo che gli itinerari che stiamo implementando possano sostenere una fruibilità che si trasformi nella possibilità di intrattenere gli eventuali visitatori per un certo periodo di tempo, un tot numero di giorni, legandoli alle offerte turistiche che il territorio propone.
Contiamo di poter “visualizzare” i risultati attesi attraverso le presenze turistiche e da queste cercheremo di avere quanti più indicatori possibili per comprendere se stiamo andando nella direzione giusta. Il primo anno sarà un test, utile per tutta la comunità. Ovviamente dobbiamo capire cosa accadrà a causa del Covid-19, che va a sconvolgere quelli che sono i nostri piani. Quindi sarà importante ricalibrare alcune azioni e riconsiderare anche il nostro target, che è sicuramente sempre quello dell’“outdoor”, ma non può che far riferimento a un turismo di prossimità.
Il territorio dovrà essere vissuto in maniera più slow, avere la capacità di accogliere ma non affollarsi. Sarà necessario essere pronti, adattarsi a tutto questo e organizzarsi di conseguenza.

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