Casalincontrada
A pochi chilometri da Chieti si trova Casalincontrada, un piccolo paese della collina teatina, una terra di mezzo tra la pianura e il mare. Come molti altri che si estendono verso la montagna, ha visto negli anni un progressivo spopolamento e uno scivolamento verso la pianura che offre lavoro e servizi, anche se non mancano oggi spinte contrarie di attrazione verso la tranquillità di una natura più presente e di un mercato immobiliare più accessibile, germi del riabitare che potrebbero portare a sviluppi inaspettati. Nel fenomeno dell’abbandono rientrano soprattutto le tradizionali case rurali in terra cruda – molte delle 800 censite in Abruzzo si trovano qui -, considerate nel tempo prodotti della povertà ma che marcavano fortemente i modi dello stare insieme nella solidarietà.
In questo quadro di fragilità, mitigato però dalla vicinanza all’erogazione dei servizi avanzati cittadini, si è strutturata una volontà di resistenza che si è concretizzata nella Comunità di Progetto denominata “Abruzzo Marrucino TerrAccogliente”, promossa dal Gal Maiella Verde. Sono sette i comuni di collina e della media montagna che si sono alleati nel progetto con l’obiettivo di creare nuove opportunità di sviluppo in chiave turistica, partendo dalle storie delle persone e dalle esperienze vissute per provare a ridare una significazione ai luoghi. Non mancano in questa area iniziative innovative isolate, nuove economie, ripensamenti del rapporto uomo-natura, forme spontanee di aggregazione che vanno coordinate e rafforzate nella consapevolezza.
In questo contesto cerca di avere una prospettiva sempre rinnovata la Festa della Terra, organizzata dall’associazione Terrae onlus, che gestisce anche il CEDTerra, Associazione Internazionale Città della Terra Cruda e Centro di Educazione Ambientale. Le ventisei edizioni si sono svolte tra Casalincontrada, Bucchianico, Fara Filiorum Petri, tutti in provincia di Chieti, con un variegato programma: laboratori, workshop, incontri, tavole rotonde, mostre fotografiche, esposizioni di libri, passeggiate della terra.
Le edizioni della Festa della Terra guardano al paesaggio naturale e all’accoglienza con varie modalità, includendo elementi tradizionali e proposte dell’innovazione più spinta.
Il filo conduttore può essere individuato nel tema del “riabitare” nelle terre in mutamento, nelle aree rurali, montane, distanti dai contesti urbani. Ci si interroga sulla forza rimasta per attivare l’interesse della popolazione verso questi luoghi, si indaga la capacità delle costruzioni rurali di conservare un senso in una prospettiva di costruzione di vita futura: “I paesaggi sono in mutamento e hanno bisogno di essere reinterpretati. I saperi si sono persi e non si hanno più relazioni con il territorio e la terra. Ripercorrere la tradizione dell’uso della terra cruda vuol dire ripercorrere la storia degli insediamenti umani, un percorso culturale, di momenti di vita che si confrontano con l’abbandono. Perciò abbiamo la necessità di rivisitare il nostro habitat”. Le parole del presidente di Terrae onlus, l’architetto Gianfranco Conti, sono diventate impegno anche dentro il “Festival dell’Architettura Chieti. Abitare il presente immaginando il futuro", organizzato dall’Ordine degli architetti della provincia di Chieti. Si avverte l’urgenza del “rilancio di una riflessione sul patrimonio della terra cruda, tentare di rimetterlo al centro utilizzando in modo utile anche i fondi del PNRR, valorizzando la stratificazione culturale del territorio con il suo paesaggio, che è il prodotto di una comunità e di alcuni valori condivisi, la sua struttura sociale ed economica. La linea che vogliamo darci è quella di rimettere al centro il valore del paesaggio urbano e rurale e le connessioni con il sistema insediativo e le comunità. Cerchiamo un dialogo tra la realtà urbana e la campagna che può essere declinata da varie forme abitative”.
Con la nuova sensibilità orientata dalla pandemia l’attenzione si sta via via spostando dall’architettura in terra cruda agli elementi del paesaggio, i calanchi, l’argilla, la ceramica, le coltivazioni. La Festa della Terra è diventata un viaggio dentro l’accoglienza, si vive un territorio, si fissa un paesaggio dentro le emozioni. Lì dove c’è accoglienza si instaura un rapporto di dialogo, uno scambio di esperienze.