di: Anna Crisante

"Facciamo tornare le rondini"

All’Appuntamento in Giardino un grido d’allarme

Manoppello

C’erano una volta casali con porticati, acque incanalate in collettori e stalle senza ventilazione nelle quali sfrecciavano in volo rondini, un andirivieni intorno alle coppe di terra e paglia dalle quali si affacciavano i pulli in attesa di essere imbeccati. Erano ancora i tempi della rondine come metafora della primavera, quando essa volteggiava sui campi di grano dopo un lungo viaggio iniziato in Africa e proseguito con il sorvolo prima del Sahara e poi del Mar Mediterraneo. Circa 20 grammi di forza e coraggio con l’immagine della meta ben impressa nei suoi ricordi, un viaggio affrontato con la speranza di ritrovare quegli stessi luoghi in cui si era sentita a casa, dove si era innamorata degli uomini che li abitavano.

Nell’Appuntamento in Giardino che si è tenuto sabato 3 giugno presso l’Arboreto di Manoppello, però, sono emersi numerosi fattori che stanno contribuendo a una forte diminuzione di questa specie di passeriformi: in Europa la rondine è diminuita del 21% negli ultimi 40 anni, in Italia del 38% negli ultimi vent’anni.

Il giardino alberato, in località Santa Maria Arabona, dedicato a Giancarlo Cipressi, ha ospitato la presentazione del libro “Piccola antologia della rondine”, ideato e curato dalla giornalista e scrittrice Maria Stella Rossi. La stessa ha invitato il direttore Anci Abruzzo Massimo Luciani e il presidente del Parco Letterario del Molise “Francesco Jovine”, Maurizio Varriano, per la creazione di una rete di sensibilizzazione e collaborazione finalizzata alla tutela della rondine. I proventi delle vendite saranno destinati all’associazione LIPU. Lo spazio della Biblioteca dell’Albero è stato riservato al laboratorio per bambini, curato dalla delegata Lipu L’Aquila Anna Narciso.  

È emerso che tra i principali fattori che hanno determinato il declino della specie, a partire dagli anni Settanta, ci sono: minore disponibilità di insetti dovuta all’uso sempre più intensivo di pesticidi; cambiamenti delle strutture agricole che sono state ammodernate, come le stalle sostituite da grandi capannoni che hanno finestre chiuse e nessun appoggio per i nidi, e al loro interno presentano clima secco; distruzione di habitat idonei alla sosta notturna delle rondini, quali canneti, siepi, fossi e prati; riduzione della biodiversità delle colture; cambiamenti climatici che le mettono a rischio durante il periodo della migrazione.

Nell’antologia Marco Gustin, presidente della Lipu, fornisce alcuni suggerimenti per evitare il peggioramento della situazione: “la strada da percorrere è quella della promozione di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, oltre che della stessa salute umana”.

Un’azione mirata potrebbe essere quella di posizionare nelle stalle nidi artificiali nei luoghi più adatti o dove i vecchi nidi sono caduti. Un’altra è quella della protezione dei dormitori utilizzati dalle rondini durante la migrazione, come i canneti in cui migliaia di individui si riuniscono per passare la notte e che servono da tappe di sosta nel loro lungo viaggio. Inoltre è utile migliorare lo stato di conservazione o ripristinare siti riproduttivi idonei a ospitare colonie importanti, tutelare gli habitat per l’alimentazione riducendo l’uso di pesticidi negli ambienti agricoli per non distruggere gli insetti ed erbe selvatiche; aumentare la rotazione delle colture per favorire la biodiversità; conservare le stoppie dopo la raccolta dei cereali, importanti fonti di semi e fauna entomologica; creazione e mantenimento delle siepi che riducono l’erosione, l’evaporazione e proteggono dal vento i campi coltivati; creazione e conservazione di piccoli stagni per l’abbeverata del bestiame; salvaguardia delle erbacce in piccole aree, al fine di aumentare la presenza degli insetti; conservazione dei nidi che spesso vengono costruiti sulle mangiatoie destinate ai vitelli, tutelandole con delle assi; ricorso agli incentivi economici messi a disposizione dall’Unione europea attraverso il PSR.

Forse potremmo tornare ad aspettare le rondini, vecchie amiche che non ci hanno dimenticato, che tornano per ritrovare proprio noi, per vivere ancora insieme a noi, “malate d’uomo”, da sempre.

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