di: Anna Crisante

Convegno sul Vino Cotto a Roccamontepiano

Il Rettore dell’Università di Teramo: puntate sul valore salutistico e sul marketing

Roccamontepiano

maggio 2024

“Oggi il Vino Cotto lo troviamo nelle vetrine dei negozi di città e nelle enoteche”. Con queste parole il presidente dell’Associazione Produttori Vino Cotto d’Abruzzo, Adamo Carulli, ha aperto il convegno dal titolo “Vino Cotto, valore d'identità territoriale”, sabato 11 maggio a Roccamontepiano. Parole che hanno voluto evidenziare, proprio nella sede dell’Associazione nel Museo Contadino di contrada Pomaro, l’impegno associativo nel valorizzare il prodotto Vino Cotto. “Un percorso – sottolinea Carulli - iniziato 25 anni fa, quando ci furono le iniziative del professore di Scienze Agrarie Dino Mastrocola, attualmente Rettore dell'Università di Teramo, che condusse uno studio scientifico internazionale sul nostro prodotto, e dei giornalisti gastronomici Ugo Iezzi e Mario D’Alessandro che dedicarono al Vino Cotto il Lunario di Chieti, almanacco vernacolare. Le nostre iniziative che hanno portato al riconoscimento come Prodotto della tradizione agro-alimentare abruzzese hanno consentito un ritorno alla produzione nelle piccole cantine abruzzesi”.

Lo stesso professore Dino Mastrocola era presente al convegno come relatore: “Nel Vino Cotto, attraverso il processo di caramellizzazione, si producono sostanze con funzione antisettica e polifenoli, antiossidanti che giovano alla salute e combattono l’invecchiamento. Un laboratorio americano ha confermato le mie ricerche, perciò il vino cotto può essere inserito tra i prodotti antiossidanti. È anche un prodotto tipico identitario perché c’è dietro storia, tradizione, territorio.

Contiene un relativo contenuto alcolico in quanto la lunga conservazione ne riduce la concentrazione. Nasce con la tecnologia di allora, dalla necessità di combattere lo spunto acetico aumentandone il grado zuccherino, con l’eliminazione dell’acqua e la concentrazione all’interno di un paiolo. Oggi, con l’uso dell’acciaio inox, siamo arrivati alla maturità tecnologica di questo prodotto che va comunicato facendo leva sulle caratteristiche antiossidanti e salutistiche.

Quando un prodotto diventa maturo bisogna segmentare il mercato, cioè ricavarne altri prodotti, come il mosto cotto dalla nota aromatica unica che caratterizza molti dolci abruzzesi. È quasi ancestrale questo sapore di caramello, ci si ritrovano i sapori dell’infanzia. Si potrebbe rafforzare il mercato con la realizzazione di distillati partendo dal Vino Cotto. In Abruzzo siamo abituati all’amaro con l’uso della genziana, che però si può anche addolcire con macerazione di genziana in Vino Cotto. Si potrebbe pensare anche al Vino Cotto dealcolato che in prospettiva potrebbe essere diffuso per l’utilizzo nel gelato preparato per i bambini. Potrebbe essere aggiunto ai soft drinks per gli aperitivi o cocktail. Il mercato si può espandere enormemente se si investe in una narrazione più ricca e penetrante. Inoltre il Vino Cotto, come tutti i prodotti, si trascina dietro anche il turismo”.

Erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Roccamontepiano Dario MarinelliLido Legnini vicepresidente Camera di Commercio di Chieti-Pescara, TizianoTeti presidente del Gal Maiella Verde, Gianfranco Conti vicepresidente dell’Associazione Produttori Vino Cotto, Camillo Conti già presidente dell’Associazione Produttori Vino Cotto, Antonio Marconi presidente della Cooperativa del Vino Cotto, Antonio Corrado responsabile della Comunità di Progetto Abruzzo Marrucino TerrAccogliente che ha sostenuto l'Associazione attraverso la comunicazione di pagina Facebook e sito Internet.

Tiziano Teti, rappresentante del Gal Maiella Verde che ha sostenuto e valorizzato il prodotto sin dall’inizio inserendolo tra i “10 prodotti da salvare” e cofinanziando il Centro di produzione del Vino Cotto: “la nuova programmazione del Gal per le Comunità si lega intorno a un prodotto. Puntiamo sullo sviluppo del territorio. La prossima programmazione prevede nuovi progetti turistici legati all’esperienza”.

Lido Legnini ha ricordato il Corso tenuto dal professor Leonardo Seghetti, autore della guida “Vino Cotto nella tradizione di Roccamontepiano. Storie e tecniche di produzione per la valorizzazione commerciale”. L’autore ha citato i documenti dell’epoca romana in cui si parla di Vino Cotto, “perciò – sottolinea Legnini – possiamo affermare che il Vino Cotto è il vino degli antichi Romani. È importante il come lo raccontiamo, le potenzialità sono enormi”.

Camillo Conti segue attivamente l’Associazione e ricorda una trasferta con l’esperto di gastronomia Gino Primavera presso il ristorante di uno chef teramano: “ho rappresentato il Vino Cotto, prodotto apprezzato soprattutto quando lo portiamo fuori dai nostri confini. La mia preoccupazione è stata sempre quella delle quantità, bisognerebbe aumentarne la produzione. La forza risiede nella diffusione, ma anche nel radicamento. È necessario evitare che scompaia la tradizione e l’attaccamento, pena la perdita di un patrimonio importante. Penso che dovremmo essere aperti al cambiamento, facendo in modo che l’innovazione non dimentichi la tradizione, aprendoci anche al vino dealcolato”.

Il convegno ha rappresentato anche un’occasione per la riunione dell’Associazione, per adempimenti statutari e il tesseramento 2024-2025. Adamo Carulli ha esposto le attività realizzate nell’ultimo anno: il Cammino del vino cotto, la Festa del Vino Cotto (“Vino Cotto, castagne e sapori d’autunno”) - edizione autunnale in collaborazione con i ristoratori locali, la partecipazione alla Fiera internazionale del Tartufo d’Abruzzo all’Aquila, la Festa di San Martino dei Vignaioli teatini a Chieti. “Stiamo guardando a Cantine Aperte – conclude - e lavorando a iniziative turistiche sul monastero di San Pietro di Montepiano”, perché l’idea del presidente è di includere nel “prodotto” conoscenze e attività diversificate. Il legame alla sua terra gli dà la forza del visionario.

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