di: Anna Crisante

Arrivati a Casalincontrada gli studenti Erasmus

alla ricerca di luoghi dell’ospitalità

Casalincontrada

Sono arrivati alla stazione di Chieti martedì 2 maggio. Con grandi zaini sulle spalle, sono stati accolti da Anna e Gianfranco e accompagnati alla Casa di Teresa di Casalincontrada, nata per ospitare artisti ed esperienze interculturali, di proprietà del Comune. David e Max sono due studenti che hanno aderito al progetto Erasmus dell’Università degli Studi Roma Tre dal titolo “ARTI CIVICHE in Architettura - Progettazione architettonica”, guidato dal professor Francesco Careri del Dipartimento di Architettura. Il primo, David, è del 1997 e viene dall’Università di Umprum – Praga della Repubblica Ceca, il secondo, Max, ha 23 anni, è di Francoforte e viene dall’Università tedesca di Darmstadt. Arrivati a Roma ad agosto scorso, fino a febbraio hanno partecipato al primo semestre dell’Erasmus; a marzo hanno iniziato il secondo semestre con una ricerca sul tema dei Luoghi dell’ospitalità. “La vostra attività ci sembra molto interessante per il nostro tour, anche perché essendo studenti di Architettura, siamo molto curiosi delle costruzione delle case in terra cruda”: con queste parole gli studenti si sono presentati. “Il professor Careri - hanno continuato - ci ha ispirato con la sua filosofia del camminare e scoprire i luoghi. Il tema del corso "Arti civiche" di quest'anno è l'ospitalità in via Casilina a Roma, quindi gli abbiamo chiesto se avessimo potuto estendere la ricerca a tutta Italia, alla ricerca di luoghi dell'ospitalità. Per luoghi di ospitalità intendiamo non solo quelli in cui troviamo ospitalità, ma principalmente i luoghi che offrono ospitalità e accoglienza in generale. I luoghi che aiutano le persone, i luoghi che contribuiscono a migliorare l'ambiente, urbano o rurale. Pertanto, abbiamo visitato diverse realtà che forniscono alloggi a persone bisognose, centri socioculturali che gestiscono attività, che aiutano rifugiati e migranti che non hanno locali in cui stare, i luoghi che progettano il recupero urbanistico in città e in villaggi abbandonati. In breve, tutti questi luoghi forniscono servizi alle persone e si prendono cura dell'ambiente locale: li chiamiamo i luoghi dell'ospitalità. In tali luoghi troviamo sempre persone attive e magari una comunità, quindi stiamo anche ricercando il funzionamento e l'organizzazione delle comunità. Dato che siamo architetti, siamo interessati all'organizzazione spaziale dei luoghi dell'ospitalità per inserirla nel contesto della città e delle società contemporanee. Cerchiamo modi alternativi del vivere e abitare, visitiamo i luoghi delle comunità che hanno adottato una progettazione dal basso e con l'autogestione, i neo-insediamenti che hanno portato a un recupero urbano”.

David e Max

La prima tappa abruzzese è stata quella di Cocullo per prendere parte alla Festa dei “serpari”. Arrivati a Casalincontrada hanno conosciuto Mara dell'associazione Terrae Odv e i vicini della Casa di Teresa, un appoggio in caso di necessità: Elia ed Emma gli hanno fatto visitare la loro casa piena di oggetti artigianali realizzati dallo stesso Elia. L’architetto Conti ha illustrato la Comunità di Progetto “TerrAccogliente” promossa dal Gal Maiella Verde. Il giorno dopo sono stati Annamaria e Edoardo a mostrargli la loro casa in terra cruda, censita dalla Regione Abruzzo e parte di uno dei percorsi di Abruzzo Marrucino. Ad accompagnarli è stato Stefano, presidente dell’associazione Le Ginestre, che ha fatto conoscere loro il vicino borgo quasi completamente abbandonato di “Malandra Vecchia”, dove erano in corso lavori di manutenzione per facilitare il passaggio di camminatori e ciclisti. Nello stesso giorno hanno visitato il laboratorio della terra cruda di Borgocapo, casa di terra recuperata e destinata all’accoglienza turistica. Successivamente i due studenti hanno visitato un altro punto per l'accoglienza, “Case Aceto”, gruppo di case in terra cruda, accompagnati da Giustino, uno dei proprietari. Hanno fatto anche un giro gastronomico tra il forno Malandra e il bar Spadaccini ed hanno gustato la cucina italiana, chitarrina con pomodorini e verdure di produzione propria, presso il ristorante La Dea, accolti da Simone e Acentino. L’ultimo giorno di permanenza hanno incontrato il sindaco di Casalincontrada, Vincenzo Mammarella.

La prima tappa del martedì gli studenti l’hanno riservata al CED Terra, l’effettiva destinazione scelta dopo aver letto “50 Visioni comuni”, una relazione sulle buone pratiche di piccoli comuni che tentano di dar vita a comunità di progetto, edita da Officina Italia e Hubruzzo. Su essa si legge: “Casalincontrada è un comune che vanta la presenza di numerose case di terra. Da questa peculiarità è nato il Centro di Documentazione sulle Case di Terra (Ced) che raccoglie le testimonianze delle conoscenze locali sul costruire in massone (terra mista a paglia): una tecnica unica della quale in tutta Italia restano ancora alcune testimonianze nelle campagne abruzzesi e marchigiane. Si tratta di un “savoir faire” peculiare che rappresenta un ponte per ritrovare tutto quel patrimonio rurale che caratterizzava la vita sociale delle campagne abruzzesi prima dello sviluppo industriale di quest’ultima metà del secolo. Da questa esperienza sono nate molteplici iniziative: a) laboratori; b) summer school; c) conferenze e seminari; d) un concorso fotografico internazionale dedicato ai migliori esempi di case di terra presenti nel mondo; e) percorsi didattici con le scuole superiori e progetti di ricerca. Un esempio di connessione glocal che può avere altre potenziali declinazioni future.”

David e Max hanno condiviso il loro lavoro in itinere: “abbiamo deciso di camminare per conoscere gli abitanti, la cultura, i fatti. Abbiamo avuto l’idea di fare un grand tour attraverso l’intera Italia, camminare è la destinazione. L’ospitalità è diventata lo strumento per entrare in certi luoghi, soprattutto quelli creati dal basso, dove ci sono persone che aiutano, persone del bisogno o dedite al recupero. Nel nostro lavoro conclusivo emergeranno i luoghi pensati per il benessere di tutti, luoghi nati dal basso. Ci saranno paragoni e similitudini tra questi luoghi.

Le case in terra cruda sono strutture semplici dove c’è tutto, sono portatrici di un messaggio urbanistico di accoglienza. La casa di terra aiuta a recuperare le relazioni sociali. Il recupero è il fil rouge del nostro grand tour. Aiutare le case di terra significa aiutare la comunità e recuperare zone spopolate, significa aiutare le persone”.

L’ecosostenibilità di questa architettura rurale ha richiamato l’attenzione dei due studenti: “la casa di terra ha un odore, come di minerale, dà una sensazione di sicurezza, la stessa che avvertono gli animali vivendo nella terra. La casa di terra insegna che si può apprendere spontaneamente l’architettura, è un’architettura senza architetti. È una casa semplice, onesta, senza ornamenti, con piccole finestre. Ci si svolge una vita semplice, non povera, con cose essenziali. Dà la sensazione di parsimonia, come vivere in natura, la puoi quasi mangiare: casa sana che mi fa sano. Cosa rimane alla fine di una casa di terra? Un mucchietto di terra”.

Nel loro viaggio, Max e David hanno incontrato realtà che scardinano i luoghi comuni, come il centro di accoglienza di Catania. A San Ferdinando di Puglia hanno intervistato i lavoratori di arance e conosciuto lo sfruttamento dei migranti che vivono in tendopoli in modo abusivo. Lì hanno conosciuto una associazione che mette a disposizione dei lavoratori ostelli con affitti vantaggiosi. Tra Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, hanno visitato centri sorti dai terreni confiscati alle mafie. Dopo la tappa di Casalincontrada, il viaggio è ripreso verso Bologna e Milano per approfondire la ricerca sulla grande periferia.

L’architetto Gianfranco Conti, referente dell’associazione Terrae Odv, è stato il punto di riferimento degli studenti durante l’intera permanenza, e precisa: “raccontare e raccontarsi, questo è ricchezza. Alle persone dei luoghi che abitiamo bisogna dare motivazioni e obiettivi, anche le microeconomie sono importanti. Il territorio ha bisogno prima di tutto di persone, la desertificazione è climatica, ma anche dei luoghi. Dobbiamo lavorare su questo, sull’incontro: modello da esportare. Ci mettiamo a disposizione e chi viene si sente accolto. Acquisire consapevolezza di quello che si ha significa conquistare nuovi traguardi”.

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