Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna in Italia • Dalla terra al fuoco. Viaggio tra sacro e profano a Fara Filiorum Petri Paese delle farchie e del miracolo di Sant’Antonio Abate • San Giovanni Battista nella cultura popolare abruzzese. Tradizioni, riti e sortilegi del 24 giugno • Fest'e fiera. Calendario illustrato dei riti abruzzesi • Lu lope, di Raffaele Fraticelli. Rappresentazione del Miracolo di San Domenico e il lupo
Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna in Italia
Pubblicato per la prima volta nel 1976, questo libro da tempo esaurito è ormai considerato un classico della ricerca antropologica italiana. Questa riedizione si inquadra nella riscoperta di un autore fino a qualche tempo fa ingiustamente sottovalutato se non addirittura messo al bando per il suo non conformismo. Sono qui interpretati tre campioni del patrimonio religioso e magico dei ceti rurali italiani: il culto dei serpenti e i suoi rapporti con quello di san Domenico a Cocullo; l'allevamento sacrale del maiale di sant'Antonio abate nella Marsica; il rituale del bue genuflesso, tutti appartenenti a una cultura abruzzese che, a una lettura critica, si rivelano per quello che sono: frammenti di articolate visioni del mondo sorte dal retroterra economico e politico della società contadina centro-meridionale. La ricerca ne ricompone la storia silenziosa ai margini della produzione colta, fino all'esito contemporaneo nel revival spontaneo delle feste. In presenza degli sviluppi della industrializzazione questo fenomeno acquista il significato di un recupero d'identità umana e culturale che non ha perso nulla della sua attualità.
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Dalla terra al fuoco. Viaggio tra sacro e profano a Fara Filiorum Petri Paese delle farchie e del miracolo di Sant’Antonio Abate
Il libro testimonia con un ricco corredo fotografico, curato dagli autori, l’antica tradizione popolare delle farchie a Fara Filiorum Petri che commemora la festa di Sant’Antonio ed il miracolo del fuoco. Un viaggio emozionale nelle case e nelle vite degli abitanti di Fara Filiorum Petri che sentono questo evento con la stessa atavica e viscerale partecipazione con cui si segue la nascita di una creatura. Ogni contrada realizza con corale partecipazione la propria farchia (enormi fasci di canne che saranno incendiate il giorno di San’Antonio Abate) partecipando ad una vera e propria competizione.
Le foto raccontano, più di un milione di parole, la fatica, la soddisfazione, lo spirito di corpo, la coesione, la felicità, la bellezza della vita e della condivisione delle esperienze. L’opera diventa una indispensabile guida per coloro che vogliono leggere con una giusta chiave e profondità questa festa unica nel suo genere, in Abruzzo per contenuti e tradizione popolare.
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San Giovanni Battista nella cultura popolare abruzzese. Tradizioni, riti e sortilegi del 24 giugno
«E domani è San Giovanni, fratel caro; è San Giovanni. Su la Plaia me ne vo' gire, per vedere il capo mozzo dentro il sole, all'apparire, per veder nel piatto d'oro tutto il sangue ribollire.» Così fa descrivere da Ornella, Gabriele d'Annunzio, il giorno del Battista ne La figlia di Iorio. Perché in Abruzzo, nel giorno in cui si celebra la nascita di san Giovanni, si verificano fatti prodigiosi: il sole e la luna si bagnano in mare e una nuvola premurosa li asciuga; l'acqua e la rugiada acquistano proprietà miracolose così come le erbe e i fiori che diventano magici e aumentano le loro proprietà terapeutiche; si compiono riti divinatori per trovare marito e per unirsi nel potente e indissolubile legame di comparaggio. Un giorno magico ma anche infausto. Il Santo si vendica su coloro che non hanno rispettato il comparatico e onorato la sua festa. Unico breve e labile momento nel quale si può tentare di smascherare e sconfiggere Pandàfeche, Stréhe e tutte quelle creature che hanno avuto l'ardire di nascere nello stesso giorno del Cristo. Le streghe girano per compiere sortilegi. Si amalgamano, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, paganesimo, folclore e religiosità giustificandosi vicendevolmente. Simboli religiosi e pratiche magiche che ripropongono ritualistiche propiziatorie che da sempre tentano una soluzione alla dura lotta dell'uomo per la sopravvivenza da sempre legata ai capricci e alla benevolenza della natura.
Fest'e fiera. Calendario illustrato dei riti abruzzesi
“Intrecciando il gioco della narrazione con quello della rappresentazione artistica, le autrici aprono frontiere nuove, che considerano il sapere che gli individui portano con sé passando da un contesto all’altro, e che acquisiscono o perdono nel passare del tempo: una dimensione dinamica che illumina questa rappresentazione di feste e riti, rendendola trasversale, partecipativa, affabulatrice e rinnovatrice”. Dalla prefazione di Lia Giancristofaro
Descrizione
Un viaggio lungo un anno. Con partenza fissata durante il ballo della pupa dedicato a Santa Lucia e destinazione raggiunta nel giorno della processione dei cornuti di San Martino.
In questo nuovo album d’artista che segue il lavoro sulle antiche fiabe di Antonio De Nino, Michela Di Lanzo torna a esplorare gli aspetti arcaici della sua regione, confrontandosi con alcuni dei riti più importanti della tradizione raccontati dalla penna esperta di Adriana Gandolfi.
Percorrendo il ciclico susseguirsi delle stagioni, le due ricostruiscono, con segni e disegni, la storia e le storie che si celano dietro alcune delle più conosciute feste d’Abruzzo, plasmate nei secoli dall’andirivieni del calendario solare e lunare che da sempre guida i ritmi produttivi della cultura agropastorale.
L’indice delle feste e dei riti trattati:
Il ballo per Santa Lucia
Sand’Andonie lu nimmice de lu dimònie
Le carnevalate
I riti pasquali
Il potere rigenerativo delle grotte
Da Angizia ai serpari
La festa dei Banderesi
La notte di San Giovanni
Le madonne del mare
San Rocco degli umili
L’Arcangelo protettore della transumanza
Capodanno agrario
Michela Di Lanzo
Michela Di Lanzo vive e lavora nella campagna abruzzese, facendo della sua terra arcaica il motore di spinta narrante di una realtà in cui l’uomo quasi non esiste.
Prima all’Istituto Statale d’Arte di Chieti e poi presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, impegna gli anni dei suoi studi nella sperimentazione materica in più ambiti dell’arte applicata e nasce così in lei l’interesse per la street art con cui troverà ampia soddisfazione in molti progetti di riqualificazione urbana.
Nel 2010 si trasferisce a Berlino e si avvicina al mondo dell’illustrazione e dell’animazione, ma complice un rinnovato amore per i suoi luoghi d’origine torna a vivere in Abruzzo, dove prende finalmente forma la sua intera ricerca artistica.
Nel 2021 ha pubblicato per Radici Edizioni, stupendo il pubblico e la critica, La martavella. Raccolta illustrata di fiabe abruzzesi, un lavoro di rielaborazione dei testi raccolti in Abruzzo dall’antropologo Antonio De Nino alla fine del 1800.
Adriana Gandolfi
Adriana Gandolfi svolge attività di ricerca e documentazione demoetnoantropologica per il territorio abruzzese e molisano. Ha operato a lungo nel Museo delle Genti d’Abruzzo, dove ha formato la sua professionalità tecnico-scientifica, partecipando attivamente alla sua realizzazione.
Presidente dell’Astra (Associazione studio tradizioni regionali abruzzesi), collabora con università ed enti come docente per corsi di formazione e specializzazione contribuendo all’attuazione di progetti legati alla promozione e sviluppo dell’identità culturale del territorio in ambito DEA. Ha curato l’allestimento di musei e mostre a carattere etnografico e di artigianato artistico. Tra le sue pubblicazioni annotiamo Ori e Argenti d’Abruzzo, dal medioevo al XX secolo (1996); L’incantesimo del lupo, viaggio nell’immaginario folklorico (2001); Amuleti. Ornamenti magici d’Abruzzo (2003); La presentosa. Un gioiello degli Abruzzi fra tradizione e innovazione (edizione aggiornata nel 2023 a cura della nostra casa editrice).
Lu lope, di Raffaele Fraticelli. Rappresentazione del Miracolo di San Domenico e il lupo
La vicenda – il bambino che viene rapito da un lupo mentre i genitori sono nel bosco a far legna; quindi, l’intervento di San Domenico che, mosso dalle accorate preghiere dei genitori, ammansisce il lupo facendo sì che lui stesso riporti a casa il piccino – si prestava molto bene ad una trasposizione drammatica. E Raffaele Fraticelli, con sottile intuizione poetica, ha fissato le scene salienti del racconto in una vera e propria sacra rappresentazione. Ogni miracolo è conseguente ad un profondo atto di fede, perciò il poeta ha impostato l’intera azione sulla religiosità ingenua e istintiva della gente di paese. I protagonisti, così, levano alla Divina Provvidenza un pensiero riconoscente, prima di toccare il pasto frugale; si segnano all’atto di incominciare il lavoro quotidiano; e quando infine invocano da San Domenico per il miracolo della restituzione del loro bambino, lo fanno con umiltà e fiducia. Il miracolo allora può compiersi: un suono di campane ne diffonde la notizia per valli e vette, fino al Monte Amaro.
Ma ciò che acquista maggior valore nelle sobrie pagine del volumetto “Lu lope”, edito nel 1964, è la spontaneità e la genuinità del linguaggio. Una storia abruzzese, antichissima per di più, non poteva che essere interpretata con il linguaggio nativo del popolo. E il dialetto, ricondotto qui alla sua più elementare struttura sintattica, e centrato inoltre sulle espressioni più vicine alla semplicità del mondo contadino, consegue una trasformazione quasi magica delle scene: queste, così, sembrano davvero ricondurci all’aura mistica e popolare delle Laudi umbre del Trecento.