di: Abruzzo Marrucino

Abitare il tempo in Abruzzo

Sguardi sulle case in terra cruda

Libro fotografico ABITARE IL TEMPO IN ABRUZZO. Sguardi sulle case in terra cruda, di Tiziana Francavilla, D'Abruzzo Edizioni Menabò 2024.

Il libro è il frutto di una ricerca ventennale che l'autrice ha sviluppando ricercando case di terra cruda in Abruzzo, esempi di architettura rurale e patrimonio a rischio estinzione.

Nel titolo del testo “Abitare il tempo” è contenuto il senso del racconto fotografico di Tiziana Francavilla. Un racconto per ripercorrere l’evoluzione che ha segnato la ruralità abruzzese tra Settecento e Novecento, attraverso immagini da sfogliare e da leggere in sequenza orizzontale, quando tutto lo sguardo è sviluppato nella contemporaneità, o con profondità verticale, partendo dagli anni passati fino ad arrivare all’oggi.

Queste case, puntelli di una Storia che fa fatica a resistere alla frattura del pensiero contemporaneo, oggi disvelano la loro intimità violata aprendosi all’esterno con una bellezza struggente.

"Una possibile alternativa all’estinzione delle case di terra è legata al significato da dare a queste “sopravvissute”: legare con più forza le case di terra al loro contesto ambientale, economico e culturale introducendo il tema del paesaggio che può rappresentare l’ulteriore elemento che contribuisce alla valorizzazione dell’architettura in terra cruda e alla sua salvaguardia.

Oggi, per la prima volta, in Abruzzo, seppure con difficoltà, si assiste ad un lavoro sistematico di recupero attuato grazie anche a leggi regionali che hanno convinto i proprietari del valore delle loro case di terra e della possibilità di recuperarle a fini abitativi o ricettivi.

Il lavoro fotografico di Tiziana Francavilla ben si colloca in questa prospettiva dove le case di terra non vogliono suscitare solo ricordo o nostalgia da collocare nella memoria, ma stimolare un’attenzione fatta di domande sulla loro storia e il loro divenire da parte di un osservatore interessato anche alla loro collocazione nell’abitare contemporaneo.

I racconti fotografici e i dettagli con le interviste ai “proprietari custodi” documentano con efficacia un dialogo fatto di progetti, anche di vita, in essere. Un approccio questo, quanto mai necessario, per recuperare le tematiche presenti di quello che oggi molti definiscono “paesaggio fragile”. Quando parliamo di paesaggio fragile parliamo di contesti in cui è importante definire trame e relazioni tra il paesaggio urbano e rurale dove si insinua sempre più l’abbandono. Da qui l’importanza di questa ricerca fotografica che contribuisce a contestualizzare le case di terra perché esse possano essere elementi di conoscenza per chi vuole riabitare il territorio come luogo di relazioni." (arch. Gianfranco Conti)

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