Casoli
Se percorri la Linea Gustav che da Guardiagrele conduce a Casoli, un sentiero intriso di memoria, ti ritrovi sulla “Piana” di Caprafico, un altopiano sassoso circondato dalle cime della Maiella, il cui terreno colpisce per la presenza della pietra bianca dalla quale spuntano gli ulivi.
Ed è proprio da questo terroir a predominanza calcarea, contraddistinto dall’abbondante presenza di pietra della Maiella, che l’olio del Trappéto di Caprafico - Azienda Agricola Tommaso Masciantonio, pluripremiato per la qualità, trae le sue caratteristiche peculiari.
Tommaso, il titolare, è riuscito a mantenere alta la qualità del suo olio anche nell’ “annus horribilis dell’olio”, l’annata del 2014, negativa per la massiva presenza della mosca olearia come conseguenza delle particolari condizioni climatiche, che in Italia ha decimato la quantità di olive raccolte e la produzione di olio.
Allora cerchi nel territorio la ragione del successo, in quel terreno pietroso, aspro e selvaggio, dove gli alberi di ulivo piantano le radici nella roccia calcarea scivolata dalla montagna. Osservi la loro ostinazione, la resistenza. Sono piccoli ed esili, anche quando hanno tanti anni: “forti e gentili”, un po’ come la gente d’Abruzzo poco propensa a manifestare la propria interiorità ma generosa nel DNA, gente impastata con lo stesso ruvido carattere della montagna. Questi alberi, nelle silenziose piane di Caprafico e Laroma, a Casoli nella provincia di Chieti, sono abbracciati dalla Maiella, nutriti dalla sua linfa minerale, accarezzati dai suoi venti che conservano l’odore del mare, addolciti e protetti dalla sua immagine rassicurante. Da questi olivi discreti si ricava un frutto straordinario, ricco di profumi e di intensità aromatiche, che durante la maturazione respira le note di cisti, ginestre, timi, ginepri e piante selvatiche.
Ancora, ne cerchi le ragioni nel particolare microclima delle pendici della montagna, a 500 metri di altezza sul livello del mare, solitamente asciutto e fresco. Un’oasi dove sorgono 5 mila alberi di ulivo per oltre la metà ultrasecolari, in un ambiente sfavorevole all’insediamento di parassiti e della mosca olearia tanto temuta dagli olivicoltori.
Ma poi quando conosci Tommaso ti chiedi se non sia lui il fattore principale della qualità dell’olio pluripremiato. Quarantotto anni, e con l’esperienza di un veterano, ha sviluppato un know how ereditato dalla sua famiglia che produce olio dal 1874 e che ha dato l’avvio, nel 1948, all'azienda che oggi porta il nome di Trappèto di Caprafico. Dopo quattro generazioni, la famiglia Masciantonio continua a produrre olio con una filosofia improntata su valori antichi e sulla ricerca delle nuove tecnologie.
Meticoloso, preciso, esperto nell’utilizzo di macchine di ultima generazione, Tommaso trascorre molto tempo sul campo per prendersi cura degli alberi, instaura un “dialogo” con le olive, le osserva, percepisce ogni minimo cambiamento, previene i problemi che potrebbero presentarsi.
Tiene sotto controllo i possibili difetti effettuando una raccolta precoce, prima che inizi l’invaiatura, e trasportando le olive in recipienti rigidi di plastica forata che ne favorisce l’aerazione. Evita di immagazzinare le olive iniziando la lavorazione entro sei ore dalla raccolta. La spremitura è a freddo.
Segue con maestria tutta la filiera, dalla raccolta alla spremitura, alla conservazione, all’imbottigliamento, conosce le tecniche per dare al suo prodotto il carattere che ha deciso, più fruttato o più dolce.
Nel frantoio a ciclo continuo Tommaso conserva le vecchie macine in granito per la molitura, ma solo come reperto da mostrare durante le visite. Nel Trappeto il frangitore è metallico e la spremitura avviene con presse idrauliche che hanno sostituito quelle con i fiscoli.
La crema di olive viene inserita nelle gramole, vasche in acciaio a chiusura ermetica che consentono di mantenere la temperatura più bassa, intorno ai 25°. La pasta passa poi, per la separazione dell’olio, nella centrifuga orizzontale a due fasi e mezzo, operazione che viene fatta con l’aggiunta di acqua di vegetazione. La lavorazione avviene completamente al chiuso per preservare la parte nobile dell’olio, come polifenoli e aromi. Alla fine, l’olio viene fatto decantare naturalmente senza essere filtrato.
Ma il lavoro per arrivare a un olio eccellente non termina qui. Anche la conservazione ha la sua importanza. Per evitare l’ossidazione, l’olio viene riposto sotto azoto, in grosse cisterne di acciaio inox in ambiente rustico a temperatura costante di 17°. Quantità elevate di olio favoriscono una maggiore stabilità nel tempo. È in queste cisterne che l’olio viene fatto decantare e travasato dopo un mese. È sempre da queste cisterne che viene spillato all’occorrenza.
A richiesta l’olio viene confezionato in bag-in-box per evitare il contatto con l’aria garantendo la freschezza delle olive appena raccolte e lavorate. Per l’olio venduto in vetro, invece, l’azienda è munita di un macchinario per aspirare l’ossigeno dalle bottiglie, le sterilizza, sigilla il tappo e appone l’etichetta. Quest'olio imbottigliato è venduto in oltre quindici Paesi all’estero.
Con sapienza antica e sensibilità moderna Tommaso Masciantonio, Maestro d’Olio e Agricoltore Custode, realizza le sue più grandi interpretazioni olearie esprimendo al massimo le potenzialità delle cultivar autoctone – olive Intosso, Gentile di Chieti, Crognalegno, Cucco – salvaguardando e valorizzando la biodiversità nella ristretta area alle pendici della Maiella: agricoltura organica responsabile e sostenibile a minimo impatto ambientale.